Napule è na’ carta sporca, prima rassetti poi ritiri i panni

Napule è na’ carta sporca e nisciuno se ne importa, era il 1977 quando Pino Daniele scattava la folgorante fotografia in versi che a distanza di 45 anni, ancora mirabilmente coglie tutti i mille culure e contraddizioni insolute di una città ferma, immobile, sospesa ad ammirarsi riflessa nel suo sciagurato fatalismo che la vorrebbe depositaria unica e cantore superiore del senso e del fine esistenziale dell’universo mondo. Come si possa immaginare di avviare un’operazione di riordino e sistemazione definitiva per un universo tanto composito e diversificato che s’avverte pieno ed autosufficiente; bastevole a sé stesso, autarchico e congeniale; aristocratico e plebeo se in premessa non si dà prova d’incidere efficacemente nel cambiamento delle strutture chiamate ad operare per poi, in un momento successivo, passare ad esigere la maturazione di un costume nuovo? Dapprima rassetti casa, poi ritiri il bucato e lo riponi nel cassetto della oleografia nostalgica insieme al buon cuore che tanto piace ai turisti di ogni dove, soprattutto del nord Italia che scendono in riva al golfo per rinfrancarsi dalle fatiche in fabbrica e rilassarsi per qualche giorno a buon mercato, senza regole e doveri da rispettare. Io so, che tu sai che io so, ma qualcosa pur dobbiamo fare e dunque c’approssimiamo, il campo è largo ed è minato, facciamo attenzione a non pestare i piedi eppur qualcosa dobbiamo muovere, cominciamo dai panni appesi ai balconi ed alle finestre, il cambiamento è semplice e verrà subito agli occhi di tutti. In fondo, non costa poi tanta fatica. Impossibile mettere mano all’intera città. Renderla praticabile, sicura, funzionale, moderna ed europea. Efficiente, infrastrutturata ed attrattiva per gli investimenti produttivi. Una Milano di Continua a leggere

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guerra, anche i teologi progressisti prendono le distanze da Bergoglio

La guerra è morte, catastrofe, sciagura e rovina. Chi muove guerra al suo prossimo, non ha mai alcun merito. Non può andare assolto per alcuna comprensibile ragione terrena o celeste che sia. La guerra, però è tra i pochi momenti che squadernano le posizioni di ciascuno. Che siano queste politiche, morali o religiose. Tatticismi, convenienze e diplomazie sono strette dal fuoco incrociato ed indotte per forza di cose a disporsi sul ”campo di battaglia”, ciascuna dalla parte che rappresenta gli interessi ed i moti del cuore altrimenti inconfessabili. Alcuna altra condizione infatti, meglio della guerra, ci permette di decifrare, decodificare e comprendere la realtà, ma soprattutto la bontà, la sincerità e la qualità delle relazioni tra gli Stati oltre che la substantia di cui siamo informati. Ebbene, quattro tra i maggiori teologi progressisti contemporanei, Thomas Bremer, Regina Elsner, Massimo Faggioli, Kristina Stoeckl, di fronte agli assunti di Bergoglio, hanno preso carta e penna ed hanno pubblicamente scritto al Papa perchè faccia chiarezza e porti la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, inequivocabilmente fuori da ogni ambiguità, rinunciando agli equilibrismi semantici circa la guerra in Ucraina ed in maniera netta e precisa, condanni l’aggressore riconoscendo alla vittima, il diritto canonico alla difesa dottrinalmente codificato da San Giovanni Paolo II nel 1992. Un Papa, che ebbe in dono la sapienza di saper distinguere le vittime dai carnefici. Un Papa, San Giovanni Paolo II, che non leggeva la Parola alla lente del marxismo i cui orrori ben conosceva per averli patiti in prima persona lungo il tempo della sua formazione giovanile. Un Papa, San Giovanni Paolo II, che seppe condurre la Chiesa polacca in clandestinità per favorire le ragioni della libertà, della Giustizia e della bontà rischiando sulla propria pelle piuttosto che compiacere i potenti. Un Papa, illuminato dalla Luce, che seppe schierarsi senza indulgenze, sempre e comunque in difesa della vita fino all’ultimo Suo respiro. Un Papa, San Giovanni Paolo II, che Continua a leggere

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Francia, la vecchia UE di Merkel e Macron resiste alle bombe di Putin

Francia, Marine e’ superata, la vecchia UE di Merkel e Macron resiste alle bombe di Putin. L’Italia di Draghi e Mattarella, tira un sospiro di sollievo. A Bruxelles non trattengono l’entusiasmo, i “valori” sono saldi. Passiamoli dunque velocemente in rassegna questi decantati “valori”: regole di bilancio dettate agli Stati dalla finanza apolide in luogo di politiche economiche governate; competitività e mercatilismo tedesco che hanno finito per determiare la penetrazione profonda nella economia continentale, assecondando con tutti i mezzi regolatori immaginabili, il colonialismo del regime cinese con produzioni qualificate ed essenziali, delocalizzate in Asia unitamente al trasferimento a titolo gratuito delle conoscenze e delle competenze tecnologiche in contropartita, la UE ha ricevuto da Xi Jinping, l’apertura alle esportazioni tedesche che hanno fatto la fortuna della Merkel nel corso della crisi del debito sovrano quando la Grecia si e’ vista spezzare le reni dalla Trojka e trascuriamo qui, volutamente, il male fatto all’Italia dalle politiche di bilancio montiane imposte dalla Germania per bocca della Commissione di Bruxelles in applicazione del famigerato fiscal compact. Un articolino privo di velleità disciplinare non potrebbe bastare a restituire la portata del dolore inflitto alle masse popolari della società italiana. Proseguiamo la nostra breve rassegna di valori macromerkelliani europei: ordoliberismo, dottrina in favore del mercato tedesco, che ha raggiunto il massimo trionfo con la costruzione del nord Stream 2, il gasdotto con la Russia, terminato e temporaneamente sospeso, con la quale la Germania ha indotto anche l’Italia a sottoscrivere contratti di forniture esclusive con Putin dopo aver sostanzialmente ceduto alla Turchia la Libia, già fonte di approvvigionamento primaria dell’Eni, per prossimità alla penisola; accoglienza e trasferimento organizzato su larga scala di giovani maschi subsahariani e mediorientali, per contenere i costi del lavoro con tutti i problemi di integrazione ai costumi evoluti della civilizzazione che questo ha comportato ed ancora comporta. Valori, nient’altro che valori, ancora valori, la Francia di Macron, confermato President de la Repubblique Continua a leggere

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la UE è stata l’utile idiota del potere di Putin e di Xi Jinping

Di fronte all’aggressione, alla devastazione ed agli orrori perpetrati dall’armata russa in Ucraina, la UE, i suoi capi di Stato più rappresentativi ed influenti, le istituzioni europee tutte, si sono presentate davanti alle opinioni pubbliche mondiali con lo stupore tipico di colui che è colto di sorpesa da un inaspettato, terribile accadimento.
Quasi fossero caduti in un tranello teso con inganno dal desposta di turno che pensavano di aver rabbonito e ridotto a più miti consigli; sicuri di averlo affiliato agli affari profittevoli che magnanimamente gli avevano garantito. Dove passano le merci, non passano gli eserciti, sono soliti, ancora oggi, farci credere i soloni mercatisti di stanza a Bruxelles ed i loro accoliti propagandisti italioti. Competività e rigore di bilancio, il resto lo fa la mano invisibile dei mercati globali. Ricordate i dogmi della Merkel? La grande statista che aveva condotta e salvata l’Europa nel corso della crisi del debito e decretato il successo del PPE, asse politico continentale intorno al quale si muove la Commissione europea con le sue regolette che spezzarono le reni ai bimbi greci rimasti senza cure (Fubini, CdS) e piegarono gli spendaccioni del sud Europa alla dottrina del ”fiscal compact”. Le stesse regolette che attendono a braccia aperte anche l’Ucraina, disposta a tutto pur di svincolarsi dal secolare orso russo. Come dar torto a Zelens’kyj? Meglio divenire esecutori del committente tedesco che restare vassallo dell’impero di tutte le Russie. Una dissimulazione raffinata questa degli spergiuri europeisti, al cospetto della quale, la disinformazione di stampo sovietico posta in essere dagli apparati di governo putiniano, altro non appare che una volgare e marchiana menzogna, tale da essere riconosciuta da chiunque, studioso, lettore o spettatore comunemente avvertito. Riflettiamo. Non una sola parola di ripensamento si e’ ascoltata circa la teoria socio-economica mondialista che ha fatto dell’Europa il più fiero ed orgoglioso finanziatore del progetto neoimperiale putiniano; non un solo dubbio si e’ levato dagli altari del globalismo bruxellese sulla gioiosa penetrazione del mercato comune europeo consentita agli scadenti prodotti a basso costo del regime cinese, che hanno finanziata la colonizzazione dell’Africa e delle Americhe ad opera del dragone, mostruosamente messo all’ingrasso dagli utili idioti del turbocapitalismo pronto ad abbattere ogni frontiera in nome del massimo profitto fino a vendersi l’anima della civiltà che ha segnato il progresso, la bellezza, il diritto delle genti. Un impoverimento della nostra cultura produttiva e tecnologica, naturale corollario della finanziarizzazione economica che da padroni ci ha declassati a consumatori tossicodipendenti. Un patrimonio di abilità, di conoscenze, di competenze svendute ai famelici leoni del sud est asiatico che hanno riempito le scodelle di riso delle loro masse e facendosi beffa delle nostre fiduciose libertà di veduta, irriconoscenti, si sono ripromessi di cavalcare la tigre inarrestabile del capitalismo statale per raggiungere entro il 2040 quell’egemonia culturale e sottomissione sistemica che la socializzazione e la collettivizzazione dei mezzi di produzione mai avrebbero consentito loro di conquistare. Eppure, Continua a leggere

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..però Putin ha fatto anche delle cose buone…

E’ suonata la campanella per uscire dalla bolla mercatista globale nella quale la UE ha rinchiuso l’Europa degli ultimi trent’anni, scrive Nicolas Baverez per le Figaro del 27 febbraio u.s. L’illusione che commerci, affari e speculazioni avessero potuto regolare i rapporti di forza tra gli Stati e garantire la pace, e’ miseramente crollata sotto i devastanti colpi dei missili russi sulle città dell’UCRAINA. Putin, scaltro colonnello del KGB, non ha nemmeno poi tanto dissimulato le sue intenzioni di ricostruire l’impero ed il prestigio di santa madre Russia. Ci vendeva il gas a buon mercato; finanziava i partiti politici del vecchio continente; investiva e ci salvava aziende decotte dalla crisi; s’incaricava di stroncare il terrorismo islamico, una lotta che non potevamo ingaggiare direttamente, noi, liberal-democratici ed inclusivi. Civilizzati. Ci rassicurava. Si spacciava per uno di noi. Semplificando: Putin, nel corso del suo ventennio di potere, si e’ servito dell’intero armamentario ideologico messo in campo dalla vecchia Europa infiacchita dal benessere della società borghese di massa, per ricostruire l’economia russa andata fallita a seguito dell’implosione socialista. Ha continuato a bere vodka, ma senza ubriacarsi come ogni buon russo mentre noi, da questa parte, ci siamo sbronzati di pacifismo, finanza, mercati liberi e mondialismo ”no borders”, pensando di avere ancora lo zio Sam a guardarci le spalle. L’economia, l’euro, il PIL, il debito, che cosa volete che siano la Cecenia, la Georgia, la Crimea, il Dombas? La Russia non e’ piu’ quella sovietica, si e’ aperta ai mercati ed alla collaborazione internazionale. Finché le bombe di Putin non sono arrivate a bussare alla porta di casa, l’UCRAINA. La minaccia si e’ fatta pressante sull’intera Europa. Rivuole indietro l’est ex sovietico. L’ha detto, l’ha confermato in piu’ di una occasione, se lo sta prendendo pezzo per pezzo. Forse, a sua insaputa, però Putin sembrerebbe che non porti solamente devastazione e morte. Aggredita, l’UCRAINA si e’ scoperta nazione. Messi in salvo donne e bambini, disperato, il popolo UCRAINO ci chiede aiuto pur sapendo che le nostre flaccide societa’, molli ed invigliacchite come sono alle prese con le grammatiche di genere ed i pruriti elevati a diritti, mai risponderebbero al Suo grido di dolore. Chiedono armi moderne, efficaci. Nulla altro. Pronti a morire per noi. Nonostante l’impari lotta, il popolo UCRAINO promette di combattere fiero ed orgoglioso sul campo trasfondendo il SUO sangue nelle nostre vene di plastica inodore, insapore, insensibile. Un sangue che l’UCRAINA spera non ridiventi acqua e presto solo un ricordo, quando sarà capitolata. Il sangue innocente dell’ultimo Europeo, Volodymyr Zelens’kyj (archivio storico), segnerà una diga tra l’edificio traballante delle sofisticherie artificiali eretto a sostegno della Unione interessata solamente alla moneta ed ai mercati globalizzati e la mobilitazione delle nazioni d’Europa che necessariamente dovranno in fretta riformare i loro degrati costumi ed agire. La parola d’ordine sarà unica e categorica, impegnativa per tutti: deterrenza armata, per contrastare l’egemonia russa che finirà a breve per estendersi sul vecchio continente. Non sarà dunque la globalizzazione a garantirci la sicurezza, ma una nuova ideologia economica, politica, giuridica e militare. Dal male di Putin portato all’UCRAINA, potrà nascere del buono per Continua a leggere

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Zelens’kyj, il leone d’Europa e la doccia siberiana di Putin

L’Europa ha la von der Leyen; l’Italia ha Grillo, l’Ucraina scopre di esistere sotto le bombe e di avere un Presidente: Volodymyr Zelens’kyj, di essere una nazione. Putin ha compreso di aver già perso, per questo ha dato dei drogati nazisti al Governo di Kiev. La von der Leyen gli oppone lo swift; Grillo lascia  l’Italia senza gas e silente va a godersi il sole nella villa di marina di Bibbona, Zelens’kyj, realista e concreto, chiama alla mobilitazione generale il Suo popolo e chiede armi anticarro. Il campo di battaglia ci ha dato già tre verdetti: l’Ucraina e’ una nazione europea; l’Europa non esiste; dell’Italia restano solamente le vestigia dei monumenti. Putin, sta facendo una doccia di fredda realtà siberiana alle opulente società occidentali che dalla caduta del muro di Berlino (1989), sazie, imborghesite ed infiacchite dalla soddisfazione dei bisogni voluttuari, hanno preso a macerarsi tra sofismi politicamente corretti e pruriti delle fantasie umane tradotte in diritti. Muovono anche da qui le ragioni della guerra di Russia all’Ucraina. Una reazione della società tradizionale che prova a mantenere le distanze anche fisiche, dalla deriva sociale del liberalismo occidentale. Si vorrebbe far passare Putin per un pazzo, in realtà quella che si riscontra e’ una continuità di regime e di politiche dalla Russia zarista all’URSS, fino a quest’ultimo ventennio putiniano. Quale che sia la sorte che il destino ha riservata al Padre della Patria Ucraina Zelens’kyj, Putin ha scoperto che, contrariamente a quanto sostenuto nell’annuncio ai russi dell’azione militare speciale, Continua a leggere

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il maschio effemminato, ritrovi il sesso forte per uscire dalla crisi

L’hanno chiamata civilizzazione dell’uomo moderno, ma e’ quasi un eufemismo quello per il quale si vorrebbe far coincidere una nuova civilta’ progredita, avanzata, con l’allontanamento artificiale dallo stato di natura al fine di realizzare il mondo dell’immaginario desiderato che stempera i conflitti interni dell’essere ed i conflitti esterni di comunità. Un lungo processo che ebbe inizio nel lontano ’68 del secolo breve con l’erosione progressiva dei valori che avevano garantita la tenuta esistenziale dell’io e la successiva demolizione degli attribbuti sociali a mezzo della demonizzazione delle differenze di genere per riallineare lo spirito volitivo del maschio ritenuto causa di ogni sciagura, alla portata riflessiva del femminile. A venir giu’ invece, miseramente svuotato, e’ stato il maschio effemminato archetipo della contemporaneità, preda sempre piu’ frequente di depressioni ed in crisi d’identità privato come si ritrova, di ogni riferimento vibrante all’appartenza. Dio, Patria, famiglia, onore, impunemente sottratti all’orizzonte esistenziale dell’uomo, hanno finito per depauperarlo di ogni ricchezza concessa in dote dalla nascita e povero, sembra irrimendiabilmente caduto in disgrazia. Per riaversi, uscire dalla crisi,  risolvere le fragilità che lo assillano, secondo il prof. Roberto Giacomelli psicanalista junghiano, l’uomo contemporaneo deve ritrovare i Continua a leggere

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prof. Canfora, Bruxelles va in smart working sul Quirinale

La Repubblica Italiana nacque Parlamentare, in reazione al regime che l’aveva preceduta. Il potere legislativo quindi, e’ politicamente centrale nell’ordinamento Statuale della nostra Costituzione, che pone l’esecutivo, cioe’ il Governo, in condizione subalterna al Parlamento. Camera e Senato sono elette dai cittadini tutti, maschi e femmine di ogni ceto, a comporre la rappresentanza del ”popolo” italiano nella sua unitaria interezza. Ne consegue, che l’indirizzo politico e’ impresso alla nazione per mandato popolare, dai suoi Rappresentanti diretti. Negli ultimi trent’anni invece, osserva il prof. Luciano Canfora, storico e critico di chiara fama internazionale, il progressivo impoverimento ideale dei partiti; la prevalenza della economia sullo scenario globale e la cessione di sovranità agli organismi tecnocratici disegnati dai Trattati della Unione monetaria, non eletti, e’ bene rammentarlo ancora una volta, ma nominati dai Governi nazionali e solamente in via formale scrutinati dalla Assemblea di Bruxelles priva di poteri sostanziali, concorrono alla crisi attuale delle Istituzioni democratiche ed alla marginalizzazione della politica fino alla sua riduzione ad ufficio di protocollo della prevalente regolamentazione europea che surroga, quando non avoca, il legislativo italiano con ingerenze sugli Organi rappresentativi monocratici della Repubblica, che assumono l’ingrato compito di condizionare ed orientare il libero convincimento di Deputati e Senatori. Nel galateo delle relazioni internazionali, per una sorta di pudore istituzionale, non lo si puo’ affermare chiaramente, Continua a leggere

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quello UE non e’ Stato di diritto, ma neoprussianesimo per Sapelli

Ricca, intelligente, colta, indipendente, interdisciplinare, l’analisi geopolitica del prof. Giulio Sapelli e’ tanto complessa quanto diversificata ed eclettica, che anche il mangiacarte piu’ esperto ha bisogno di leggerla e rileggerla per poterne cogliere gli aspetti salienti e l’indirizzo di scenario illuminante che il geniale professore di storia economica della Universita’ di Milano, magistralmente preferisce divulgare alla stampa piuttosto che ai circoli elitari dell’intellettualismo da salotto ospite fisso della Gruber, ad esempio. Parte dalla Russia di Putin di marca europea il prof. Sapelli, per arrivare a spiegarci il solipsimo di antica data dell’America di Biden che ha finito per ridurre la frattura politica e di interessi strategici tra le due grandi potenze rivali di Cina e Russia. Potenze militari globali, il cui riavvicinamente dovrebbe preoccupare in particolare il dispotismo cinese piu’ ancora di quello russo, perche’ capace di dispiegare le sue forze economiche e penetrare efficacemente le economie in aree che tradizionalmente erano d’influenza occidentale e che oggi, orfane dell’America, rischiano di vedersi terra di conquista dell’espansionismo cinese. In questo nuovo quadro, paradossalmente gli Stati nazionali che compongono l’Unione Europea potrebbero ritrovare un ruolo fondamentale cominciando con l’esercitare una pressione persuasiva sulla Germania, la cui economia mercantilista ha consentita alla Cina di divenire terminale privilegiato delle sue esportazioni. Cosi’ come si e’ strutturata infatti, la UE non potra’ mantenersi ancora in piedi a lungo, osseva Giulio Sapelli. Priva di una Costituzione, il sistema di poteri europei si regge su Regolamenti delegati ad una pletora di funzionari. Di fatto, Continua a leggere

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the chicken list, ascesa e declino di un Movimento rivoluzionario anticapitalista

Aveva già un piede sull’aereo per gli Stati Uniti Hugo Carvajal, capo dei servizi militari del Governo Chavez al tempo in cui Maduro era cancelliere del Governo Venezuelano, quando l’Autorità Giudiziaria Spagnola presso la quale è ristretto, ha sospeso per 45 giorni le procedure di estradizione autorizzate al fine di prendere in esame la lista dei partiti rivoluzionari finanziati dal Governo Bolivariano in mezzo mondo tra cui figurerebbero Podemos in Spagna ed il giovane Movimento italiano. Ha avuto inizio così, quella che potremo definire la negoziazione tra i Giudici spagnoli ed il pentito del chavismo prima e del maduregno poi a seguire, che promette di vuotare il sacco fornendo riscontri documentali come questo che leggete sulla colonna di sinistra. Quello che si profila quindi all’orizzonte, è un terremoto politico internazionale a cui gli inquirenti spagnoli sono interessati per arrivare a ricostruire evidentemente, i motivi della repentina ascesa ed affermazione di Podemos e quelli italiani, di ricomporrere e fare chiarezza sulle scelte dei governi populisti che hanno pesantemente condizionata la politica estera della Repubblica nell’ultimo decennio, portando il paese per la prima volta nella sua storia post bellica, sulla soglia di posizioni marginali, a lungo antagoniste dell’occidente. Staremo a vedere. Sarà la Magistratura ad accertare i reati di finanziamento illecito e riciclaggio di capitali, una prima certezza, però i documenti prodotti dal generale Carvajal sembrano averla appalesata: quei movimenti che hanno saputo smuovere l’opinione pubblica italiana aggregando consensi trasversali lontano dai partiti tradizionali e le cui posizioni si ritevano superassero gli schieramenti sia di destra, sia di sinistra, erano o sono a seconda dei punti di vista, movimenti rivoluzionari anticapitalisti ben vicini anzi, assimilabili alla sinistra sudamericana di stampo chavista e maduregna, meritevoli dunque di attenzioni da parte del Governo di Caracas. Nero su bianco come si legge nel documento classificato, pubblicato dal quotidiano spagnolo ABC. La nota di accompagnamento della valigetta diplomatica con 3,5 milioni di euro in contanti infatti, che sarebbe pervenuta al Console venezuelano di Milano e da questi trasferita al fondatore del Movimento rivoluzionario anticapitaliasta in Italia, sembrerebbe non lasciare dubbi interpretativi: Maduro intendeva finanziare l’istituzionalizzazione di un movimento di sinistra aggregatore delle piazze e che giunto al Governo, acconciasse le posizioni storiche dell’Italia in ambito europeo ed internazionale, alle politiche affamatrici del popolo venezuelano, che hanno ridotto in carestia il paese terzo produttore mondiale di petrolio. Andiamo un pò a ritroso e proviamo a fare il punto in questa messe di notizie frammentate e confuse tra America latina, Europa ed Italia. Il generale Hugo Carvajal, già capo dei servizi segreti militari di Chavez e poi del Governo Maduro, si schiera a fianco del pronunciamento dell’oppositore Guaidò. Fallito il tentativo democratico di ribaltare il Governo di Maduro, è costretto a ripare all’estero, in Spagna, dove viene arrestato su mandato della Giustizia americana per narcotraffico e vendita di armi alle Farc colombiane per conto del Governo di Caracas. Niente al mondo può essere più pericoloso di un uomo braccato ed infatti, conoscendo la Giustizia americana, Carvajal chiede asilo politico alla Spagna e promette di produrre documenti interessanti che getterebbero uno squarcio di luce sul successo repentino di alcune formazioni politiche così tanto distanti dalla politica tradizionale, come Podemos ed appunto, il Movimento rivoluzionario anticapitalista uno vale zero, italiano. La circostanza della valigetta consegnata al Console nella sede della Legazione milanese del Venezuela, troverebbe conferme da indiscrezioni trapelate in ambienti spagnoli secondo le quali, un funzionario del Consolato si sarebbe imbattutto nella valigetta coi 3,5 ml in contanti, ma sarebbe stato redarguito dallo stesso generale Carvajal di proferir parola, per non compromettere i buoni rapporti col Governo italiano. Nega ogni accusa il Console Gian Carlo Di Martino e soprattutto nega che una valigetta di contanti sia passata per il suo Consolato: Chavez non avrebbe mai permesso di finanziare partiti stranieri, dichiara puntuto. In una intervista esclusiva del giugno 2020, il Console affermava che la politica estera del Venezuela, non contempla ingerenze negli affari interni degli Stati, ma esclusivamente rapporti di ordine commerciale. Proseguiva inoltre, precisando che in particolar modo con la UE, le sole relazioni diplomatiche di un certo peso politico, sono  intrattenute con la Grecia ed in ogni caso, per quanto riguarda l’Italia, l’assonanza di vedute col M5S sia da porre in relazione alla intelligente posizione del Movimento che si richiama al rispetto della Sovranità degli Stati. Eguale stima e simpatia infatti, il Venezuela nutre Continua a leggere

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