Di fronte all’aggressione, alla devastazione ed agli orrori perpetrati dall’armata russa in Ucraina, la UE, i suoi capi di Stato più rappresentativi ed influenti, le istituzioni europee tutte, si sono presentate davanti alle opinioni pubbliche mondiali con lo stupore tipico di colui che è colto di sorpesa da un inaspettato, terribile accadimento.
Quasi fossero caduti in un tranello teso con inganno dal desposta di turno che pensavano di aver rabbonito e ridotto a più miti consigli; sicuri di averlo affiliato agli affari profittevoli che magnanimamente gli avevano garantito. Dove passano le merci, non passano gli eserciti, sono soliti, ancora oggi, farci credere i soloni mercatisti di stanza a Bruxelles ed i loro accoliti propagandisti italioti. Competività e rigore di bilancio, il resto lo fa la mano invisibile dei mercati globali. Ricordate i dogmi della Merkel? La grande statista che aveva condotta e salvata l’Europa nel corso della crisi del debito e decretato il successo del PPE, asse politico continentale intorno al quale si muove la Commissione europea con le sue regolette che spezzarono le reni ai bimbi greci rimasti senza cure (Fubini, CdS) e piegarono gli spendaccioni del sud Europa alla dottrina del ”fiscal compact”. Le stesse regolette che attendono a braccia aperte anche l’Ucraina, disposta a tutto pur di svincolarsi dal secolare orso russo. Come dar torto a Zelens’kyj? Meglio divenire esecutori del committente tedesco che restare vassallo dell’impero di tutte le Russie. Una dissimulazione raffinata questa degli spergiuri europeisti, al cospetto della quale, la disinformazione di stampo sovietico posta in essere dagli apparati di governo putiniano, altro non appare che una volgare e marchiana menzogna, tale da essere riconosciuta da chiunque, studioso, lettore o spettatore comunemente avvertito. Riflettiamo. Non una sola parola di ripensamento si e’ ascoltata circa la teoria socio-economica mondialista che ha fatto dell’Europa il più fiero ed orgoglioso finanziatore del progetto neoimperiale putiniano; non un solo dubbio si e’ levato dagli altari del globalismo bruxellese sulla gioiosa penetrazione del mercato comune europeo consentita agli scadenti prodotti a basso costo del regime cinese, che hanno finanziata la colonizzazione dell’Africa e delle Americhe ad opera del dragone, mostruosamente messo all’ingrasso dagli utili idioti del turbocapitalismo pronto ad abbattere ogni frontiera in nome del massimo profitto fino a vendersi l’anima della civiltà che ha segnato il progresso, la bellezza, il diritto delle genti. Un impoverimento della nostra cultura produttiva e tecnologica, naturale corollario della finanziarizzazione economica che da padroni ci ha declassati a consumatori tossicodipendenti. Un patrimonio di abilità, di conoscenze, di competenze svendute ai famelici leoni del sud est asiatico che hanno riempito le scodelle di riso delle loro masse e facendosi beffa delle nostre fiduciose libertà di veduta, irriconoscenti, si sono ripromessi di cavalcare la tigre inarrestabile del capitalismo statale per raggiungere entro il 2040 quell’egemonia culturale e sottomissione sistemica che la socializzazione e la collettivizzazione dei mezzi di produzione mai avrebbero consentito loro di conquistare. Eppure,
questi utili idioti che oggi fanno a gara per armare l’Ucraina e difendere i nostri traguardi, sono gli stessi che prestando fede alle utopie dell’uguagliana a mezzo della globalizzazione dei mercati, hanno pensato di poter emancipare i popoli riempendogli la pancia fino a farli scoppiare di energie, piuttosto che attenderne pazienti, il naturale corso di sviluppo nella storia. Hanno anche l’ardire di chiamarla civilizzazione, quella che alla prova dei fatti, meglio si direbbbe il vizio dell’uomo che pensa di superarsi alienando da sé la fatica del sacrificio per poi doversi amaramente pentire e correre ai ripari, reimparando a difendersi.
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