Vialli e Mihajlovic, ricerca scientifica in fuori gioco

Il cancro. A distanza di poche settimane si è portato via prima Mihajlovic e poi anche Vialli. 53 anni Sinisa, 58 Gianluca. Due tra i campioni più amati dagli sportivi. Due atleti, due archetipi dell’uomo sano. Quel capolavoro di ingegneria biodinamica capace di gesta e prestazioni al limite dello sbalorditivo. Come tanti, dapprima attaccati da piccole cellule impazzite che la scienza promette di contenere e poi entrambi, di mutazione in mutazione, inesorabilmente finiti per veder soffocare e soppressi gli organi vitali ad opera di queste parassite lungo un percorso tanto deludente quanto dolorosissimo di sofferenze ed abbandono. Chi scrive, sa di che cosa scrive per aver fatto esperienza familiare diretta da adolescente e di recente, in età matura, quasi in sincrono al calvario di Mihajlovic e di Vialli. Abbiamo patito la morte in famiglia di cancro quarant’anni orsono ed abbiamo registrata la morte in famiglia in queste ultime settimane. Di cancro si muore e la scienza non ha nulla in mano da offrire ai malcapitati. La ricerca è fuori gioco, per restare alle metafore sportive. Lo era negli anni ’80; continua e resta in fuori gioco oggi, XXI secolo. Ogni Santo anno che il Signore manda in terra, si raccolgono donazioni per milioni di euroche si sommano ai miliardi stanziati dagli Stati per finanziare la ricerca. Risorse che si traducono in cattedre ed incarichi, ma non in cure e rimedi per salvare la vita. Miliardi per mantenere baracconi e professoroni la cui scienza alimenta simposi e convegni inconcludenti. Alla prova dei fatti, la ricerca è inerte; di fronte alla lotta col granchio nero, cancro come lo chiamò già Ippocrate nell’antica Grecia, procede a tentoni, senza bussola in ogni direzione tranne quella della guarigione. All’orizzonte non s’intravede alcuna soluzione. Traguardi, successi e rimedi enunciati, cascano su corpi martoriati come acqua fresca. Non hanno effetti pratici. La morte arriva e porta via. I miliardi della ricerca, finiscono fuori gioco sul campo della vita, ad alimentare unicamente le illusioni della speranza.

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