E’ suonata la campanella per uscire dalla bolla mercatista globale nella quale la UE ha rinchiuso l’Europa degli ultimi trent’anni, scrive Nicolas Baverez per le Figaro del 27 febbraio u.s. L’illusione che commerci, affari e speculazioni avessero potuto regolare i rapporti di forza tra gli Stati e garantire la pace, e’ miseramente crollata sotto i devastanti colpi dei missili russi sulle città dell’UCRAINA. Putin, scaltro colonnello del KGB, non ha nemmeno poi tanto dissimulato le sue intenzioni di ricostruire l’impero ed il prestigio di santa madre Russia. Ci vendeva il gas a buon mercato; finanziava i partiti politici del vecchio continente; investiva e ci salvava aziende decotte dalla crisi; s’incaricava di stroncare il terrorismo islamico, una lotta che non potevamo ingaggiare direttamente, noi, liberal-democratici ed inclusivi. Civilizzati. Ci rassicurava. Si spacciava per uno di noi. Semplificando: Putin, nel corso del suo ventennio di potere, si e’ servito dell’intero armamentario ideologico messo in campo dalla vecchia Europa infiacchita dal benessere della società borghese di massa, per ricostruire l’economia russa andata fallita a seguito dell’implosione socialista. Ha continuato a bere vodka, ma senza ubriacarsi come ogni buon russo mentre noi, da questa parte, ci siamo sbronzati di pacifismo, finanza, mercati liberi e mondialismo ”no borders”, pensando di avere ancora lo zio Sam a guardarci le spalle. L’economia, l’euro, il PIL, il debito, che cosa volete che siano la Cecenia, la Georgia, la Crimea, il Dombas? La Russia non e’ piu’ quella sovietica, si e’ aperta ai mercati ed alla collaborazione internazionale. Finché le bombe di Putin non sono arrivate a bussare alla porta di casa, l’UCRAINA. La minaccia si e’ fatta pressante sull’intera Europa. Rivuole indietro l’est ex sovietico. L’ha detto, l’ha confermato in piu’ di una occasione, se lo sta prendendo pezzo per pezzo. Forse, a sua insaputa, però Putin sembrerebbe che non porti solamente devastazione e morte. Aggredita, l’UCRAINA si e’ scoperta nazione. Messi in salvo donne e bambini, disperato, il popolo UCRAINO ci chiede aiuto pur sapendo che le nostre flaccide societa’, molli ed invigliacchite come sono alle prese con le grammatiche di genere ed i pruriti elevati a diritti, mai risponderebbero al Suo grido di dolore. Chiedono armi moderne, efficaci. Nulla altro. Pronti a morire per noi. Nonostante l’impari lotta, il popolo UCRAINO promette di combattere fiero ed orgoglioso sul campo trasfondendo il SUO sangue nelle nostre vene di plastica inodore, insapore, insensibile. Un sangue che l’UCRAINA spera non ridiventi acqua e presto solo un ricordo, quando sarà capitolata. Il sangue innocente dell’ultimo Europeo, Volodymyr Zelens’kyj (archivio storico), segnerà una diga tra l’edificio traballante delle sofisticherie artificiali eretto a sostegno della Unione interessata solamente alla moneta ed ai mercati globalizzati e la mobilitazione delle nazioni d’Europa che necessariamente dovranno in fretta riformare i loro degrati costumi ed agire. La parola d’ordine sarà unica e categorica, impegnativa per tutti: deterrenza armata, per contrastare l’egemonia russa che finirà a breve per estendersi sul vecchio continente. Non sarà dunque la globalizzazione a garantirci la sicurezza, ma una nuova ideologia economica, politica, giuridica e militare. Dal male di Putin portato all’UCRAINA, potrà nascere del buono per noi europei. Nuovi, sani, realistici principi a governare il destino della vecchia Europa. I nuovi muri costruiti sotto le bombe di Kiev, ci riporteranno a casa anche tanto lavoro perso, smarrito nella vastità indistinta del capitale che si e’ voluto apolide.
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