strategia Generale per raddrizzare il legno storto

Se si fosse paracadutato sul Quirinale alla testa della Brigata Folgore, siamo sicuri che avrebbe incontrata minore resistenza di quella portata con ogni media disponibile dalla scalcagnata compagnia di ventura della informazione italiana coadiuvata dalla quinta colonna di copertura del fronte correttismo interno. Con l’onore proprio dell’uomo d’armi invece, il Generale Roberto Vannacci , dopo aver girato il mondo issando il tricolore, fiero della Sua Patria; della Sua famiglia; degli amici al bar; del Suo professore di fisica al liceo citato con una vena di riconoscibile gratitudine; dei Suoi uomini e fedele al Giuramento di servire la Repubblica ed il popolo sovrano, ha preso carta e penna ed è irrotto nella editoria italiana sbaragliando le colonne corazzate delle sante Murgia; dei Cazzullo, dei Saviano; dei Formigli; dei Damilano; dei Giannini; dei Makkox, dei Diego Bianchi e tanti altri bislacchi bellimbusti che imperversano in ogni dove, argomentando il disarmo teorico e pratico dell’intero reggimento di sofisticherie ossessive che da lustri riflettono nelle menti di giovani e meno giovani, modelli sociali, relazionali, economici e di costume estranei ad ogni logica di natura, scientifica e di sviluppo. Il mondo al contrario, giunto alla seconda edizione, è poco meno che una summa di etica e psicologia sociale, scritta con tutta evidenza per esasperazione da questo Generale senza colpe e senza macchie, che potremmo tra qualche tempo considerare probabilmente come l’ultimo erede della gens Giulia. Oggi, che per avere voce in capitolo, al minimo bisogna essere fragili, pigri, arrendevoli, confusi, depressi ed un pò anche vigliacchi. Il mondo al contrario non porta odio e nemmeno rancore per alcuno diversamente da quanto continuano a dire e scrivere infatti, Continua a leggere

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con un motu proprio bergoglio abroga anche il sesto Comandamento

Quella strana coppia che sembra essersi trasferita da Hollywood al Vaticano “proclama che la Cristianità è irrimediabilmente finita“, quindi, salvare anime a suo dire, sarebbe controproducente e pur di darsi un ruolo nel mondo contemporaneo che preferisce autodeterminarsi, meglio che la Chiesa le accompagni  misericordiosamente  all’inferno. Ben oltre la riforma, la spalla del Jack Lemmon d’oltre Tevere, forse dimentico che Gesù è il Figlio di Dio sceso in terra per la nostra Salvezza, si è lasciato prendere dagli entusiasmi sinodali ed a forza di immaginare rivoluzioni di Fede, ha finito per fondarne una ex novo. Addirittura profetizza, per lo stesso Gesù Cristo trasfigurato in rigido teologo, indifferente, insensibile, confuso, privo di stile ed umanità, un bisogno di riconversione alla contemporaneità. Il rischio che può montare a stare troppo sui cellulari piuttosto che sugli Altari, evidentemente, è quello di lasciarsi inebriare dal nuovo corso di civiltà cattolica dove alcuno è tenuto ad intraprendere un percorso virtuoso di redenzione, ma tutti, propriamente tutti sono compresi e possono occupare il posto che ritengono di dover occupare assumendo costumi, comportamenti e modalità relazionali che meglio rispondono ai loro istinti. A maggior ragione quando questi ultimi vengono dalla bassa cintola. Basta poco, che ci vuole, Continua a leggere

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Famiglia queer, bene. Famiglia normale no. Vannacci fatto fuori dal minculpop lgbt+

Non osiamo nemmeno immaginare che cosa avrebbe scritto a commento del MONDO AL CONTRARIO del Generale Roberto Vannacci, Michela Murgia. Di sicuro, però sappiamo che lo avrebbe potuto dire e scrivere senza farsi problema alcuno. La gran cassa dei maitres à penser tre metri sopra il cielo, gli avrebbe tributato ogni onore e gloria. Ebbe infatti da ridire già sul Generale Figliuolo, il commissario che ci guidò fuori dalla pandemia di covid nel 2020 e se la cavo’ egregiamente al vaglio del minculpop. Le divise al comando non gli stavano simpatiche quindi figuriamoci, se le fossero venute simpatiche le divise alla scrivania che osservano, pensano e scrivono. L’esercito in fondo sta lì in Costituzione, in attesa che maturino le condizioni perché si possa sciogliere insieme alla NATO ed affidare la nostra difesa all’ONU dove la Russia gode del potere di veto. Perché no? I pacifisti ad oltranza no border ci credono; e quindi è legge per quelli stessi che disertano il campo di battaglia ucraino e vanno in Tv a sostenere le ragioni della pace Russa. La questione non è di sole stellette e non è nemmeno di poco conto. E’ una questione che investe la libertà di pensiero e la libertà di espressione. Nel clima intimidatorio nel quale siamo costretti, per assurdo, sarebbe stato meglio se il Generale Vannacci avesse fatto fuoco piuttosto che scrivere e pubblicare un libro a sue spese e far conoscere forse anche ai suoi uomini, l’uomo che sta dentro quella divisa; la parte di sé che in servizio evidentemente deve censurare e reprimere per il rispetto della forma e del contegno militare. Se fosse impazzito ed avesse sparato sulla folla, in questo mondo all’ incontrario, non sarebbe stato sicuramente vilipeso come purtroppo è accaduto per aver scritto delle scontate, banali prese d’atto non solamente della antropologia, ma del più generale stato di natura di ogni cellula che popola la terra e che nel corso di milioni di anni si è evoluta e raffinata obbedendo unicamente alle leggi della selezione darwiniana. Invece siamo qui, Continua a leggere

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Vannacci, la pietra dello scandalo

Generale Roberto Vannacci, la pietra dello scandalo,

ma leggiamo che cosa ha scritto:

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non può dirsi Cristiano il pensiero della Murgia, così il Vescovo di Ventimiglia-San Remo

Sia invece il vostro parlare sì, si; no, no. Il di più viene dal maligno. Matteo 5,33-37

Mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-San Remo, riflette sul significato delle esequie Cristiane in occasione dei funerali di Michela Murgia:

“la defunta si proclamava credente, aveva anche insegnato religione, ma considerarla teologa, mi sembra eccessivo! Il suo contributo culturale in moltissimi casi è stato apertamente in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa e della Dottrina Cattolica, in particolare circa la concezione della famiglia e altri argomenti molto importanti quali l’aborto, l’eutanasia e altre situazioni sul genere.
Assicurata la libertà di pensiero e di espressione che sono contrinuti essenziali per il dialogo e l’approfondimento, l’accodarsi ad un coro pressocché unanime di approvazione perchè le esternazioni e le convinzioni di Michela Murgia corrispondono al pensiero oggi dominante non è conveniente e corretto farlo dal punto di vista Cristiano. La Fede e la Dottrina Cattolica, sui temi trattati dalla scrittrice, hanno visioni differenti”… Continua a leggere

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giammai a Cristo, convertitevi al green

..e noi, poveri vecchi, timorati di Dio che siamo rimasti ancorati alla Bibbia; che ancora crediamo che Dio avesse creato l’uomo a Sua immagine e simiglianza e che l’avesse creato maschio e femmina. Invece no. Ci siamo sbagliati. Siamo incorsi in un madornale errore interpretativo delle Sacre Scritture. Qualcuno finalmente è arrivato sulla terra a svelarci il mistero. Dio creò a Sua immagine una e trina il maschio, la femmina ed il transessuale. Le ragioni ed i motivi di questa nuova triade ancora non sono ben definite; i contorni di scopo non sono ancora bene delineati, ma perchè evidentemente la nostra mente è piccina, fa fatica a compredere appieno il disegno divino. E’ certo, però che anch’esso, il transessuale, è figlio di Dio e giammai si dica che lo si debba convertire. Che resti beato nel peccato, perchè poi, che cosa potrà mai essere questo peccato? Le tavole di Mosé sono robe antiche. Passate di moda. Oggi abbiamo i social. Il Dio del vaticano III di là da venire, non sarà mica un giudice. Piuttosto sarà un padre, un figlio, uno spirito santo che tutto comprende e tutto accoglie nella nuova bozza di questa bibbia riveduta e corretta ad opera ed immagine del III millennio progressista, secolare e “gender fluid”: vai al minuto 05:00 del filmato, qui di seguito per ascoltarlo dalla viva voce Continua a leggere

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una maestosa Beatrice Venezi dirige l’inno a ROMA di Puccini


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dalla fifa di Soloviev ai somari ex cattedra, Prigožin ripulisce la TV

Guardatelo, è irriconoscibile. Provato in volto, Soloviev, il gradasso propagandista del Cremlino ieri, nelle ore dell’avanzata della Wagner, teme di veder crollare il suo mondo di illusioni e mentre scappa registra un ultimo accorato appello alla riconciliazione diretto all’uomo che lo ha fatto ricco e potente, Putin:

 

 

“ho paura che tu possa perdere il Paese. Richiama tutti a rinsavire, dice, non c’è niente di peggio di una guerra civile”. L’uomo che negli ultimi anni ha incitato all’odio dagli schermi della Tv russa e non solo, più volte è venuto ospite anche in quelle italiane (possiede due ville principesche sul lago di Como) e che non ha esitato ad invocare la guerra atomica per annientare l’Ucraina e distruggere l’occidente, improvvisamente si è fatto pecora. Semmai la storia un giorno dovesse svelarci gl’improbabili meriti di Prigožin, da questi siamo sicuri che potremo imparare una lezione di “trasparenza” impartita pro domo sua, sull’invincibile madre Russia, colosso dai piedi di argilla che da oltre cento anni affascina i somari di casa nostra, del tutto ammutoliti di fronte alla realtà dei fatti che hanno spazzato via mesi ed anni di stucchevole quando non interessata, complice retorica pacifista. La pace si conquista con le armi. Quando non è armata, la pace si trasforma in sopraffazione del più forte. La marcia disperata di Prigozhin se non ha spianato del tutto la via per Mosca, ha però avuto almeno il vantaggio di aver ripulita la Tv italiana, pubblica e privata, che dall’inizio della guerra in Ucraiana ha dato fiato e visibilità a numerosi somari tra i quali oltre che politici e noti giornalisti, ritroviamo anche docenti e filosofe,

costruendone artificiosamente dei personaggi. Soggetti ai quali abbiamo affidata la cura e l’istruzione accademica dei nostri giovani, le cui congetture hanno il solo merito di essere in lista di attesa della ribalta in quell’aria asfittica del compromesso egualitarista che strumentalmente ha saputo agitare il passato fino a farne un ciclo perenne di presente storico occupando gli apparati di sistema, le agenzie educative e la quasi totalità dei mass media divenuti riflettori di una opinione pubblica minoritaria nella società, ma pervasiva, sottile e specializzata nella mistificazione valoriale: Continua a leggere

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quel punto critico della libertà, troppo a lungo sottaciuto

Il non detto della libertà, Rubbettino editore.

In un ricco volume, Corrado Ocone, studioso del pensiero economico e politico, mette sotto la lente d’ingrandimento dodici pensatori tra quelli noti e meno noti, che hanno indagata la libertà.

Ocone, si propone non tanto di sciogliere l’enigma della libertà, quanto piuttosto di evitare il sacrificio della ragione affinché il discorso della libertà non sia sublimato in una sorta di trascendenza della ragione. Si va perciò alla ricerca del non-detto, per esempio, del non-detto dei liberali, che da Luigi Einaudi fu indicato come il “punto critico” «che, una volta superato, fa convertire ogni concetto, e quindi la stessa libertà, nel suo contrario». Il non della negazione viene, dunque, da Ocone inteso in senso forte: la negazione «non può “fondare” la libertà su qualcosa di “infondato”, un “baratro” o un “abisso”», di cui si potrebbe soltanto fare esperienza e, dunque, di cui non si può dire nulla.

Posto che intorno alla libertà ruota l’intero pensiero occidentale, Ocone puntualizza di aver scelto dodici autori, perché nella stagione dei diritti di libertà, che talvolta sembrano scadere nel libertinaggio, occorra evidenziare comunque l’urgenza teoretica del non-detto tra «chi ha teorizzato l’esistenza di due libertà», libertà da costrizioni e libertà di auto affermazione e di chi, a sua volta, come avviene nei pensatori liberali, fa vedere, come notò Luigi Einaudi, «che c’è un “punto critico”».  Un libro che dà da pensare per tenerci alla larga dagli abissi della libertà.
In questo modo, conclude, «la libertà appartiene a se stessa, non ci appartiene. Ovvero, ci appartiene perché ci si dà e in quei rari momenti in cui ci si dà, la riconosciamo fin troppo facilmente». Continua a leggere

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Napoli, scudetto di rito ambrosiano per un capitalismo familiare globalizzato

Con ben cinque giornate di anticipo sulla fine del campionato di calcio 2022-2023, il Napoli si è aggiudicato il terzo scudetto della sua storia. Festa grande e fiumi di parole si sono sprecati. Intellettuali, artisti, sociologi e finanche antropologi si sono scomodati per spiegare, chiarire, ricostruire le trame di un successo altrimenti inspiegabile se non negli atti di fede sportiva dei tifosi appassionati dalle gesta dei campioni che scendono in campo a riscattare i destini segnati dei tanti che il successo non lo conosceranno fuori della dimensione collettiva dell’appartenenza. La capitale dimenticata del mezzogiorno d’Italia, popolata di assistiti dal reddito di cittadinanza, che nell’immaginario collettivo è sinonimo di area depressa a ritardo di sviluppo, palla al piede dell’economia nazionale, di colpo si è riscoperta operosa, disciplinata e vincente. Gli entusiasmi contagiosi hanno fatto ritrovare la voce finanche agli schivi, quelli che non si curano dell’immagine ed amano operare lontani dai riflettori. Tutti hanno offerto una propria chiave di lettura più o meno attendibile, manca forse quella che in tempo di economia globalizzata, si pensava essere un modello superato di capitalismo: l’impresa familiare. Se Milano e Torino si sono lasciate sedurre dal turbo capitalismo della finanza apolide, il successo della SSC Napoli, ci fa riscoprire il modello ambrosiano d’impresa a conduzione familiare. Il primato in un settore economico altamente competitivo e molto complesso per le numerose componenti variabili che concorrono al bilancio di amministrazione, ci insegna che Napoli e l’Italia intera, possono riprendere la via dello sviluppo produttivo, che è cosa ben più ricca e durevole del misero indotto turistico, ritagliandosi nella economia dei mercati globali, un ruolo da protagonista ben diverso da quello propugnato negli ultimi trent’anni. Attendere le elemosine di paesi terzi, spesso privi di autentica cultura d’impresa; svendere i propri saperi, conoscenze e Continua a leggere

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