le democrazie sono cadute in letargia, oggi Cina e Russia scrivono la storia

La storia non è finita, ma nel mondo globalizzato a scriverla non sono le democrazie liberali come si pensava, quanto piuttosto i regimi forti. Alla caduta del muro di Berlino si ipotizzò che la democrazia liberale conosciuta in occidente, fosse la forma definitiva di governo alla quale tutti gli Stati avrebbero teso se avessero voluto intraprendere la via dello sviluppo economico. Così non è stato. Le previsioni ottimistiche degli ideali universali sono state sovvertite. Oggi la storia sul piano globale la scrive la Cina, una Repubblica popolare a partito unico i cui tassi di sviluppo sono ineguagliabili dalle potenze industriali tradizionali ed i cui prodotti hanno invaso i mercati dell’intero pianeta; la Russia di Putin invece sta scrivendo la storia geopolitica contemporanea con le sue incursioni digitali nella vita interna dei vecchi Stati democratici e con l’esercizio della forza quando serve, come sullo scenario medio orientale per ristabilire la sicurezza internazionale; in Georgia ed in Crimea per ridefinire le aree di influenza ai confini dell’ex impero sovietico. Divise e confuse, le democrazie liberali si sono assopite e progressivamente ritirate. L’America di Trump ripiega, ad onor del vero bisogna riconoscere che l’arretramento era già iniziato con Obama. Resterebbe l’Europa, che però è ben poca cosa. Priva da sempre di velleità ed aspirazioni globali, l’Europa si macera in discussioni e dibattiti sulla costruzione di diritti universalistici dagli sterili toni accademici, per i quali manca dei necessari strumenti di persuasione che pure l’America aveva quando con i Bush ed i Clinton ha fallito la missione che si era data di esportare con ogni mezzo la democrazia ed i diritti umani in paesi e tradizioni attardate nelle lotte tribali e nelle guerre di religione. Se finanche la solida Germania che pure dovrebbe guidare il vecchio continente, alle recenti elezioni ha scoperto l’incertezza politica con la Merkel che ancora non è riuscita a rabberciare una coalizione di governo di forze eterogenee, sta a significare che la democrazia liberale è in evidente affanno. L’equazione democrazia=sviluppo e benessere non risulta dimostrata anzi, il protagonismo cinese sul piano globale dovrebbe chiarire ai sapienti d’occidente che l’Africa ed il medio oriente se non fossero accecate dai bagliori effimeri di una Europa accogliente e premurosa, avrebbero tutte le possibilità di trovare al loro interno una via alternativa per dare uno spiraglio ai giovani disperati che rincorrono il purgatorio della benevolenza altrui, rinunciando a costruire il futuro e l’emancipazione delle società nelle quali loro malgrado nascono. Gli avidi investimenti della Cina in Africa, incuranti dell’inutile baccano delle plenarie ONU e lontani dal peloso elemosinare delle organizzazioni caritatevoli internazionali, tra qualche anno cominceranno a dare frutti e profitti aprendo a terra e non in mare aperto, la strada ai vigorosi giovani africani che gli
illuminati sinistri vorrebbero in massa trapiantare fuori contesto per la loro e la nostra dolce morte morale e culturale.

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