Non si colgono fraintendimenti nelle parole di Papa Francesco per questa Pasqua coatta in casa: riducete il debito o condonatelo del tutto ai paesi poveri, perché possano disporre delle risorse necessarie a curare i propri cittadini. E’ stato un ennesimo messaggio politico questo ultimo urbi et orbi del compagneros Bergoglio? Si, come negarlo? E’ stato politico, ma diverso dal solito. Per una volta non ha chiesto misericordia alle vittime perché perdonassero i carnefici, ma si è rivolto direttamente ai potenti di turno, ai forti, ai carnefici che le vittime le fanno anche solamente col proprio sadico egoismo. Ha chiamato in causa l’Europa, questa Unione Europea governata dietro le quinte da Merkel che parla per bocca di un Rutte, primo ministro olandese, un biscazziere fiscale che si oppone strenuamente alla tenuta di una cassa comune che sostenga la ripresa e lo sviluppo del vecchio continente e metta in campo strumenti di politiche economiche che non riducano alla fame gli Stati gravati da decenni, di un debito oneroso esposto alla speculazione famelica della finanza apolide. Le parole del Papa, le parole pronunciate da Francesco nella solennità di San Pietro; quel Bergoglio così tanto celebrato nel mondo intero dai “leaders” illuminati, progressisti, paladini dei diritti e dei valori umani, dobbiamo riconoscerlo, hanno reso giustizia per una volta, soprattutto a quelle forze della conservazione che si sono battute negli ultimi anni contro le menzogne, le ipocrisie ed i chiari disegni egemonici delle plutocrazie nord europee che teorizzano e spacciano illusioni al solo fine di ricavarne profitti, privi di scrupoli. La Germania, con i suoi mostruosi 2.350 miliardi di avanzo pretende di dettare norme e regolamenti in Europa, senza spendere un euro in favore degli Stati in affanno od in ritardo di sviluppo. Quegli stessi Stati che tratta alla stregua di colonie da sfruttare con trasferimenti di ricchezza in interessi sul debito come ben spiega un insospettabile Dalema. La Germania che dagli Stati europei si è vista condonare il suo debito per ben due volte nel giro di cinquantanni, ultima in occasione della riunificazione; quella stessa Germania che nella sua storia non ha mai brillato per generosità o dato prova di tenere allo sviluppo ed alla emancipazione dei popoli che si è trovata ad amministrare; la Germania cristiano-democratica della Merkel che si è inventata l’euro per riprendersi il dominio in quello spazio vitale dove fallirono le panzer divisionnen, o risorge a nuova vita in questa Pasqua 2020 unitamente all’Europa ed alla nostra Patria prostrata dalla pandemia che ci ha aggrediti anche e non solamente per le scelte sciagurate imposte al vecchio continente dal mercantilismo tedesco, oppure difficilmente potrà tenere in piedi la sua creatura che tanto benessere le ha restituito. Bergoglio non ha girato intorno ai problemi, glielo ha ribadito nella Sua consueta, semplice formula ben poco teologica: non è il momento della indifferenza e dell’egoismo. Questo è il tempo di Cristo in Croce. Gli Stati che hanno devono venire cristianamente incontro agli Stati che sono in serie difficoltà. Francesco ha offerto alla Merkel l’occasione di incoronarla “regina d’Europa”. Ora spetta ad Angela Merkel fare un esame di coscienza pubblica unitamente al popolo tedesco e per una volta nella sua storia, mostrare al mondo uno slancio verso il Prossimo analogamente a quanto fatto dagli Stati Uniti d’America nel secondo dopoguerra: scegliere democraticamente di essere guida morale della vecchia Europa. Diversamente, se dovesse intestardirsi nel ruolo di furher, sarebbe destinata ineluttabilmente a cadere nella polvere.
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