Quattro mesi di Governo Letta, emanati otto Decreti e messi a bilancio venti miliardi di nuove tasse per i prossimi dieci anni di cui 3,4 mld previsti per il solo 2013. Le nuove tasse sono andate a copertura della cancellazione dell’Imu, della soppressione del primo scatto di aumento dell’Iva, della proroga degli sgravi sulle ristrutturazioni. I venti Mld di nuove entrate verranno dall’aumento dell’imposta di bollo, dalla Tobin tax, dalla cancellazione di alcune agevolazioni fiscali all’editoria, dall’aumento delle accise sui carburanti, oli, tabacchi, dall’incremento degli acconti Irpef, Ires ed Irap e dall’imposta sulle sigarette elettroniche. I costi complessivi deliberati sono pari a 24 mld. A certificarlo è la nota di aggiornamento DEF 2013. Nonostante questa ennesima recrudescenza delle imposte, le previsioni del FMI non sono rosee per l’Italia, i calcoli per il 2014 cozzano e smentiscono quelli del Tesoro: il rapporto deficit/Pil sarà sfondato cioè, il rapporto tra le previsioni di spesa e le entrate stimate secondo gli economisti di Washinton, sarà superiore al 3% del vincolo europeo. Ottimista invece Saccomanni secondo il quale il rapporto si attesterà al 2,5%. Fino ad ora l’Italia pur essendo il terzo debitore mondiale è riuscita a finanziarsi comunque sul mercato mantenendo le mani relativamente libere nell’allocazione delle poste del suo bilancio ed ha evitato di cadere nelle grinfie della Trojka a differenza della Spagna ad esempio, che ha chiesto e ricevuto gli aiuti internazionali per ricapitallizzare le sue banche sull’orlo del fallimento in cambio dei quali ha dovuto mettere mano a riforme incisive per alcuni, penalizzanti per altri, del lavoro e della pubblica amministrazione. Da Bruxelles però trapela qualche spiraglio: “formule complicatissime” si starebbero studiando al fine di alleggerire il carico dei vincoli ai ronzini d’Europa. Si pensa infatti di autorizzare deroghe ai vincoli di bilancio di Spagna, Portogallo ed Italia fortemente penalizzate sul piano sociale dalle misure anticrisi.
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