Merkel ha rinsaldato il patto europeo con Macron e dietro le quinte ha finito per stendere un vero e proprio cordone sanitario intorno all’Italia esclusa di fatto dal nuovo fondo dell’eurozona per aver riaperto il rubinetto della spesa con quota 100 ed il reddito di cittadinanza. Senza riforme, che per Merkel significano tagli ed austerità di bilancio, “kein geld” (niente denari), a crescita e sviluppo. La mutti tedesca infatti, è dell’avviso che l’Italia debba essere tenuta fuori anche dai progetti di politica economica su scala continentale se non si piega alle dottrine ordoliberiste. Al suo posto sono state incluse Spagna e Polonia quali paesi dove saranno finanziate con fondi europei fabbriche di produzione delle batterie elettriche di ultima generazione. Fondi, cioé soldi, capitali, ai quali l’Italia dà il suo cospicuo contributo annuale, tanto per capirci. Siamo rinchiusi in un albergo tedesco di nome UE, dove paghiamo il conto e non riceviamo servizi a corrispettivo! Intanto a Bruxelles fonti informate lasciano trapelare che sull’Italia in via riservata si preparano misure straordinarie la cui messa in opera Junker ha deciso di rinviare a dopo le elezioni per il Parlamento europeo temendo un vero e proprio tracollo nelle urne delle forze servili che si richiamano acriticamente alle Istituzioni comunitarie. Ancora tre mesi restano all’Italia e se entro i prossimi tre mesi non sarà caduto, il Governo sovranista verrà commissariato dall’Europa sul modello di quanto accadde alla Grecia ed a Cipro: debito eccessivo, fuga dei capitali stranieri e squilibri macroeconomici, saranno le giustificazioni di comodo. L’Italia è messa in guardia. A meno che non accada qualcosa di importante nelle urne del prossimo maggio, la Germania spalleggiata da una Francia debole ed interessata unicamente alla sua stabilità interna, continuerà a mantenere la regia della Unione monetaria che NON prevede alcuna sovranità degli Stati indebitati come ebbe candidamente modo di minacciare l’ex ministro delle finanze tedesche Wolfgang Schauble nel 2015, l’allora giovane ministro greco Yanis Varoufakis che poi ha raccontato con minuzia di particolari i ricatti tedeschi al suo paese nel libro “adulti nella stanza”: le elezioni non cambiano il programma economico di uno Stato membro
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