Gravissime violazioni del diritto internazionale in particolare della convenzione europea dei diritti dell’uomo e della convenzione di Ginevra ed anche della legge italiana, è questa l’accusa mossa a Domenico Minniti con un esposto-denuncia presentato alla Procura della Repubblica di Roma da Riccardo Magi. Dunque, la notizia criminis, per i Radicali italiani, sarebbe la repentina riduzione degli sbarchi di migranti nei nostri porti a seguito degli accordi firmati dal Ministro degli Interni con il Governo legittimo di Tripoli, riconosciuto dalle Nazioni Unite. Quest’ultimo infatti, in assenza di propri corpi organizzati di polizia, avrebbe assoldato le stesse milizie armate che controllano il territorio sin dalla caduta di Geddafi, a scopo di ristabilire l’ordine pubblico e rendere praticabili gli accordi raggiunti per ricevere quale contropartita, forniture, addestramento e finanziamenti a progetti di sviluppo economico promossi e concordati con i capi tribù che in sostanza sono le autorità più prossime a quelle che in Italia chiamiamo sindaci delle città. Ebbene, secondo le filosofie radicali, molto in voga tra i maitres à penser perfettissimi della finanza globalista che agita diritti per affermare interessi, le condizioni firmate da Minniti con l’aggravante dell’impiego di risorse pubbliche, sarebbero sconosciute al Parlamento ed all’opinione pubblica, per altro più interessata agli effetti rassicuranti che vengono dagli accordi con la nuova Libia di Al Sarraj ed Haftar, piuttosto che al destino dei migranti indotti a rientrare nei paesi d’origine dalle precarie condizioni di vita nei campi profughi. Dunque, dopo l’enorme sforzo compiuto per accogliere, sfamare e curare oltre seicentomila migranti dal 2014 in ragione di accordi segreti firmati senza alcuna informazione di dettaglio ai cittadini tanto meno una discussione parlamentare, dobbiamo sederci tutti sul banco degli imputati. Aver rallentato un flusso indiscriminato finito fuori controllo, sarebbe una ferita grave alla Costituzione ed alla tenuta democratica delle istituzioni, secondo questi signori, ineguagliabili campioni della moderna e lacerata società. Verrebbe quasi da ridere se non fosse che questa dei radicali è solamente l’ultima delle pratiche di sabotaggio per le quali tristemente il popolo italiano è restato vittima di sé stesso nel corso della storia remota come in quella recente. Visti i precedenti, c’è da sospettare che, anche stavolta, i paladini dei diritti profonderanno ogni energia a disposizione per scaricare la croce di un intero continente addosso alla piccola ed innocente Italia. E ci riusciranno, vedrete. Siamo diventati dei veri esperti dell’auto afflizione. Se non sarà italiana, fondato è infatti il timore che da qualche parte sia già in agguato una Corte internazionale la qualunque pronta a condannarci in nome e per conto di una anonima Autorità superiore decisa ad applicare la lettera di commi e cavilli di cui la gran massa dei cittadini ignora non solamente l’esistenza, ma anche i motivi per i quali la sola Italia debba essere richiamata fermamente a rispettare. Non vorremmo cadere in errore, ma avete notizia di una pronuncia od anche solo di una denuncia a carico della Germania che ha costretto la UE a pagare tre miliardi di euro alla Turchia di Erdogan, un dittatore, pur di bloccare il flusso di migranti verso l’Europa settentrionale? A noi, non risultano. Però una posta del bilancio italiano annota 330 milioni di quota parte in uscita per bloccare i migranti diretti in Germania. Dalla Mauritania al Ciad, passando per Mali, Burkina Faso e Niger, la Francia fa affari coi dittatori. Avete per caso notizia di cittadini francesi che lamentano presso i Tribunali violazioni sistematiche dei diritti umani nel Sahel da parte del loro Governo? Accade solo in Italia, l’unico paese al mondo dove le forze all’apparenza innocue, che però detengono le leve invisibili del potere reale; quelle forze che si vogliono illuminate e finiscono per determinare la formazione della cultura decisionale di governo; quelle forze che guardano con sufficienza le ragioni dell’italiano comune, che snobbano le sue sofferenze ed i suoi timori; quelle stesse che lo espropriano della bellezza realizzata col sudore, col sacrificio, col sangue delle sue generazioni, in nome della libertà si erigono a supremo giudice morale e lo condannano senza appello all’estinzione, al fine di privare l’umanità intera del suo genio avanzato e del mondo intero, farne una massa unica da governare a piacimento
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