Mattarella non vuole scaricare B, pensa ad un Governo smart

Mattarella non vuole scaricare B. Sta pensando infatti ad un Governo “smart” guidato da una donna che manderà alle Camere perché raggranelli quanti più voti possibili, sostituisca Gentiloni e ci accompagni alle urne in ottobre. L’aumento dell’IVA è da scongiurare, sia pure in deficit. Erano quattro le scudiere arruolate dal Colle per la missione impossibile. La Severino però è invisa a B per via della Legge che porta il nome dell’ex Ministro di Mario Monti e che lo ha reso incandidabile, dunque è stata depennata dalla rosa delle preferite per Palazzo Chigi. Ne restano tre. La Cartabia sarebbe la fortunata prescelta da Mattarella, se non fosse che il suo mandato alla Consulta è ancora lungo. Ci sarebbe poi la Reichlin per tenersi buona Bruxelles, il suo rigore però di economista che mette i mercati sopra ogni cosa, non la rende particolarmente adatta a rispondere alle attese uscite dalle urne del 4 marzo. Rimane la Casellati. Il Presidente del Senato riceverebbe sicuramente l’appoggio in aula di Forza Italia ed anche la Lega sarebbe costretta a votarla. Con la Casellati il nuovo Governo avrebbe un orizzonte appena un pò piu’ largo delle altre candidate. Anche se trovare una soluzione alla crisi è quasi impossibile, secondo Massimo Cacciari, per lei Mattarella avebbe deciso di chiedere al PD di votargli la fiducia se sarà prescelta. Infine, risulta sempre in lista prezzemolino buono per ogni minestra, Cantone, al quale nemmeno i cinquestelle potrebbero rifiutare la fiducia. Difficile, difficilissimo che domani dalla porta alla vetrata uscirà l’incaricato di un Governo politico, a meno di un clamoroso voltafaccia di Salvini a B. In questo caso il rischio di dilapidare il formidabile patrimonio di consensi costruito dalla Lega nel nord Italia sarebbe molto alto dopo gli avvertimenti in stile europeo lanciati dalla “cupola” di Bruxelles che non vuole al Governo la Lega senza il guinzaglio di B e soprattuto non la vuole in accoppiata col M5S. Quella dell’Italia è una sovranità limitata per costituzione si sa, ma da quando siamo nell’euro non siamo più padroni nemmeno del nostro portafogli: un Governo Salvini-Di Maio avrebbe le stesse chances di sopravvivere che ebbe il Governo Tsipras-Varoufakis in Grecia. Un Governo comunque si farà. B è da tempo all’opera. Lui e Renzi temono le urne più di Mattarella per altro molto preoccupato non tanto della bocciatura di una sua esploratrice mandata a cercarsi la fiducia in aula, quanto degli esiti probabili di eventuali nuove elezioni che sicuramente troverebbero i mercati pronti in agguato. Dodici grillini professionisti affermati nel mondo del lavoro, sarebbero già con un piede sulla soglia di uscita dal Movimento. Si dicono stufi di essere censurati dallo “staff” della comunicazione e non reggono più le puerili strategie del capo politico. A questi starebbero per aggiungersi numerosi altri. In caso di un Governo di tregua sostenuto dal centro-destra con prospettive di durata superiori ai due anni, siccome sono in scadenza di mandato, per non restare disoccupati, corre voce che molti degli stessi dimaiani, sono pronti a votare la fiducia.

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