Casta dopo casta, dopo quella politica i grillini si apprestano a rottamare anche il sindacato nelle cui fila sono già molti i dirigenti che popolano la piattaforma Rousseau ed apprezzano tanto le proposte sul reddito di cittadinanza e la riduzione dell’orario di lavoro, quanto l’idea di una quiescenza non fissata per legge, ma inserita quale variabile indipendente di una contrattazione individuale diretta tra lavoratore ed azienda. D’altronde, se è vero che uno vale uno, allora la presenza di un terzo mediatore tra interessi contrapposti non sarà più necessaria. In questi buoni propositi qualcuno potrebbe anche risentire una eco antica, sembra però che le nuove teorie non siano frutto dell’improvvisazione estemporanea anzi, stavolta i grillini pare abbiano studiato con profitto e tradotto in programma economico la lezione del sociologo Domenico De Masi, fautore dell’ozio creativo inteso nel senso di un tempo indefinito da impiegare nel lavoro finalmente emancipato dalla fatica ed il cui prodotto finale si trasforma in idee ed informazioni che generano valori aggiunti. Beni immateriali prodotti piuttosto che della disciplina e del controllo, come accadeva nella vecchia fabbrica fordista, quanto frutto della fantasia e del talento di ciascuno messo a reddito senza sforzo alcuno. Realizzazione piena e consapevole della propria, felice espressività. Lo sviluppo tecnologico e la globalizzazione dei mercati sono stati i due agenti di una rivoluzione che secondo De Masi ci ha condotto nell’era postindustriale dove la quantità è soppiantata dalla qualità e dal benessere. I processi sofisticati di automazione infatti trasferiscono sempre più alle macchine i lavori di dura fatica. L’apertura dei mercati internazionali è stata poi l’occasione colta dai paesi emergenti per avocare la produzione di beni materiali di consumo. Inevitabilmente quindi nel mondo avanzato l’offerta di lavoro è regredita ancora di più ed una gran massa di disoccupati si ritrova depressa e disadattata ai margini della società. Alla politica il compito di superare ogni resistenza e programmare una nuova organizzazione del tempo a parere del prof. De Masi, dove la necessità del lavoro è residuale e va redistribuito tra i giovani. Ai restanti che finiscono fuori dei processi produttivi deve essere garantito un reddito. Ora, per quanto siano idee affascinanti ed innovative, a dar fede ai sociologi la storia sta li’ a ricordarci che non sempre
la classe operaia è andata in paradiso, se dunque dev’essere per forza di cose cinquestelle, bisognerà che qualcuno s’incarichi di spiegare al prossimo governo dell’ozio postindustriale che senza produrre ricchezza, stampare soldi per dare un reddito a tutti vale zero e ridurre l’orario solamente in Italia non aiuta a redistribuire il lavoro perché finisce per redistribuire le imprese in giro per il mondo dove ancora si trova gente disposta a spaccarsi la schiena.
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