La democrazia chiude le spiagge e minaccia la Sfinge

Sono ancora in corso i turni elettorali in Egitto e già ritorna attuale l’interrogativo sulla democrazia come sistema di governo universalmente valido ed accettabile. I risultati di libere e democratiche elezioni consegneranno nelle mani di una maggioranza islamica un paese dalla storia milleneria patrimonio dell’intera umanità ma, ad urne ancora aperte in molte provincie, già il ministro della Religione pronuncia dichiarazioni sconcertanti che mirano a reprimere le libertà espressive degli artisti se queste dovessero offendere l’Islam. Il portavoce del secondo partito islamico che farà parte della coalizione di governo irrigidisce ancora di più i toni anticipando che le spiaggie miste saranno vietate anche se il turismo costituisce la principale voce nella economia dell’Egitto. Bisogna ricordare che per l’Islam l’arte non può rappresentare il volto umano e ciò allarma per la sicurezza dell’immenso patrimonio custodito dall’Egitto, in Afganistan i talebani fecero saltare le gradiose statue dei Buddha. Il dubbio che la democrazia sia il sistema adatto alle sole culture avanzate e mature e non possa essere considerato implementabile sempre ed ovunque con risultati apprezzabili, sembra confermato da queste prime dichiarazioni. Islam e democrazia mal si conciliano ed in alcuni paesi i costi per “guerre di liberazione” forse sono troppo alti perché i risultati che restituiscono quando non sono devastanti, potrebbero essere deludenti.

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