Smarriti come siamo per l’universo mondo alla ricerca non si sa più bene di che cosa, tanto insoddisfatti quanto sazi di ogni cosa, pur di sbarazzarci della fatica di vivere preferiamo portarci in casa un futuro da regalare a tanti, diversi, differenti, lontani anche quando non gradiscono. Noi, con la nostra civiltà così avanzata da arrivare al benessere diffuso abbiamo finito per darci di testa. Noi, che pensiamo di afferrare l’attimo e vivere il piacere del momento in un perpetuo presente non più passato e che giammai sarà futuro. Noi, che annoiati proviamo ad inventarci diritti impossibili perché l’orizzonte dei doveri sempre uguali ed immutabili ci ha stancato al punto da trascinarci nel limbo sofisticato dei desideri surrogati. Noi, disponibili ed arditi comunque senza pudori nella libera società dei castrati che scattano, sempre pronti ad irritarsi se richiamati alla missione antropologica del sacrificio e della rinuncia. Noi, che davanti a numeri e statistiche più non ci scandalizziamo: preferiamo infatti morire ed estinguerci piuttosto che rinunciare agli stili di vita alternativa che ci hanno alienato quelli che un tempo erano impegni puntuali, scanditi da stagioni e responsabilità. E guai a ricordare alle donne che senza di esse non si fanno famiglie. Accuse e contumelie sono piovute addosso alla malcapitata Lorenzin solo per aver provato a sollevare un problema la cui soluzione è nelle facoltà quasi esclusive concesse dalla natura ad una parte deputata più che ad altre, che però sembra non volere in alcun modo ridimensionare l’ego smisurato faticosamente conquistato. Sono riecheggiate su giornali e TV le epiche voci di quelle nonne figlie del boom demografico che, giovani negli anni settanta, rivendicavano il diritto a godere della vita senza più preoccuparsi di dare la vita anzi, pronte a toglierla in caso d’impiccio. La povera Beatrice ha commesso l’ingenuità di provare a dare dei buoni consigli: rivalutate l’amore, soldi e carriere possono attendere. Poco c’è mancato che fosse apostrofata di maschilismo paternalista. Niente, non c’è verso. Le nostre ragazze che hanno avuto la fortuna di nascere nonostante la forte e libera personalità delle loro nonne, stizzite hanno chiuso il becco al ministro rivendicando il diritto di godere della vita fino a rinunciare a dare la vita, fatica che con piacere hanno ceduta alle fattrici immigrate che a frotte si preoccupano e si adoperano con ogni mezzo di far arrivare nella penisola frontiera dell’esperimento globalista. Pronti anche per loro spiccioli di diritti, alle nostre più non servono.
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