Nella trincea garantista

Gl’irriducibili della trincea garantista non indietreggiano di un millimetro nemmeno di fronte a sentenze chiare e motivate. Fanno addirittura appello agli organismi internazionali perché la giustizia in Italia quando NON manda in prescrizione o NON archivia tutto quanto rientra nell’orbita degli interessi del padrone sarebbe ingiusta e violenta, degna di un paese totalitario. Da Ghedini a Bondi, da Cicchitto a Marina la condanna al pagamento di 560 milioni di euro sancirebbe NON il giusto risarcimento del danno immediato subito dalla CIR di Carlo De Benedetti a seguito della corruzione giudiziaria nel contenzioso del lodo Mondadori processualmente accertata ma, un attacco punitivo per essere sceso nell’agone politico a sovvertire piani segreti di presa del potere. Ora, dopo questa sentenza anche i più ingenui e sinceri affezionati al formalismo garantista saranno costretti a valutare le depenalizzazioni, le prescizioni brevi ed i processi brevissimi, come assalti pirateschi ai codici piuttosto che un’esigenza reale di riforme per la giustizia. Le campagne disinformative ed il gigantesco sforzo politico profuso dal 1994 ad oggi per convincere gli italiani che la magistratura perseguita un’innocente al solo scopo di abbattere l’avversario, scema miseramente dimostrando che la nazione è retta da un soggetto che approfittanto del suo ruolo istituzionale, prova a coprire i raggiri ed il dolo coi quali ha costruito le sue fortune. Se oggi, 9 luglio 2011 è il giorno della Mondadori domani, dovrà essere l’inizio della fine di un partito artificiale nato per impadronirsi della tradizione e della cultura italiana e farne merce da barattare con la sorte di un uomo venuto dal nulla che ha venduto sogni e sorrisi fittizi.

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