Siamo tra i pochi in grado di farvi leggere la nuova piattaforma economica con la quale Matteo Renzi conta di convincere il popolo di sinistra a dargli fiducia e contemporaneamente attrarre quella porzione di classe media che vota per Berlusconi. Il rottamatore svolta a sinistra, convince Dalema e se non dice addio al liberismo che gli ha impedito la scalata alla segreteria del PD, sicuramente lo ha ben temperato con i suggerimenti di Yoram Gutgeld cui ha delegato lo studio di una nuova strategia economica che sostituirà quella che gli aveva scritto per le primarie Pietro Ichino. Ex McKinsey, il nuovo consulente economico ha ricevuto mandato da Renzi di preparare un piano per far ridere i poveri e non piangere i ricchi. La strategia che ispirerà la sfida di Renzi si muove lungo tre direttrici: abbattimento dell’Irpef, tagli alla spesa pubblica, aumento della produttività senza cedere ai sindacati. Le modalità con le quali s’intende raggiunge gli obiettivi possono però essere considerate più marcatamente di sinistra. Gutgeld pensa che per far pagare le tasse, non bisogna alzare le tasse e dunque, l’Irpef va ridotta immediatamente di 50€ mensili a tutti i lavoratori dipendenti con stipendi fino a 2000€. Il costo dell’operazione è di circa 8/10 mld che saranno coperti dalla vendita delle case popolari agli inquilini a prezzi di favore stabiliti dal governo per un incasso stimato di 30 mld il 20-40% dei quali resterà nelle casse dei Comuni. L’abbassamento dell’Irpef sarà anche bilanciato chiamando la Cassa Depositi e Prestiti a pagare una quota degli interessi sul debito. Altra idea di Gutgeld è quella di vincolare la lotta all’evasione fiscale all’abbassamento delle tasse per pensionati e lavoratori con redditi inferiori a 30.000€ annui. La seconda direttrice del rivoluzionario piano economico che Renzi si appresta a lanciare è quella di un taglio profondo alla spesa pubblica. Si spera di riuscire a convincere i sinistrorsi veterocomunisti che si può avere uno Stato Sociale più forte anche spendendo di meno. Come? Puntando sul mezzo milione di pensionati che in virtù del sistema retributivo godono di pensioni 7 volte superiori alla pensione minima (3.400€ mensili), per un costo di 32 mld all’anno. Il piano prevede il dimezzamento per un anno dell’adeguamento all’inflazione per le pensioni tra i 1.443€ e 2.400€ mensili. Procurebbe risparmi per 700ml. Blocco totale dell’adeguamento per due anni sulle pensioni che oscillano tra i 2.405€ ed i 3.367€ mensili. Il risparmio calcolato sarebbe di un miliardo. Infine, taglio del 10% e blocco dell’adeguamento all’inflazione per tre anni alle pensioni che superano di 7 volte la pensione minima. I risparmi sarebbero notevoli, si calcola intorno ai 3,8 mld al 3° anno. Con questi risparmi, si potrebbe finanziare concretamente la lotta alla disoccupazione ad esempio, impiegando nel servizio civile 650mila giovani con stipendi da 500€ come accade in Germania. Terza ed ultima direttrice lungo la quale si muove il piano per portare il rottamatore a palazzo Chigi, riguarda la Pubblica Amministrazione. La sfida è quella di aumentare la produttività senza cedere alle pretese dei sindacati per offrire gli stessi servizi a più bassi costi ed investire i risparmi nella stessa PA assumendo nuove leve. Il piano stima in 4/6 mld i risparmi. L’ambizioso programma prevede anche la creazione di un organismo organizzativo nazionale della sanità per superare la dispersione di risorse e le inefficienze delle Regioni inoltre, il taglio netto alle Prefetture che dovrebbero attestarsi in totale su un numero tra 20 e 30 Prefetture nazionali dalle 80 di oggi. Buona lettura et auguri al Sindaco d’Italia.
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