Simonetta Rubinato (PD); Massimo Fundarò (Verdi); Cinzia Dato (Ulivo); Mauro Libè (Udc); Sandro Gozi (Pd); Leopoldo Di Girolamo (PD); Lucia Codurelli (PD); Daniele Marantelli (PD) e poi ancora Goffredo Bettini (PD), Nicola Zingaretti (PD), si avvicinano le elezioni tenete bene a mente i nomi di questi deputati e senatori, niente di più facile vi potrà accadere che trovarli in lista od addirittura stampigliati sulla scheda elettorale. Chiederanno di essere rieletti perché rappresentano il nuovo, la proposta democratica o liberale alternativa alla casta. Troveranno il coraggio di raccontarci menzogne questi come altri siatene certi e ci cascheremo nuovamente salvo poi sfogarci su internet nella denuncia delle loro malefatte. Di che cosa sono responsabili i rappresentanti del popolo summenzionati? Con una semplice firmetta che qualcuno di questi interrogato prova anche a smentire, garantiscono milioni di euro di finanziamenti di Stato alle radio di partito scomparsi o senza elettori. Nulla di illegale sia chiaro, lo prevede la Legge che loro stessi hanno scritto e votato e che noi siamo costretti a finanziare con le nostre tasse. Ma è bene tenerlo a mente quando ci troveremo in gabina con in mano la matitina per scegliere il governo che vogliamo. 9.514.192,64 euro di contributi, le radio dei partiti hanno spremuto dalle nostre tasse nel 2010, secondo gli ultimi dati resi noti dalla Presedenza del Consiglio. I gentiluomini e le gentildonne che abbiamo citato, con la loro firmetta hanno garantito la sopravvivenza ad organi d’informazione voce di partiti e liste locali senza elettori che non rappresentano alcunché se non qualche sparuto groppuscolo di falliti della Liga Fronte Veneto Nord-Est Europa, della sinistra exstraparlamentare, dei verdi di Pecoraro Scanio che ha ripiegato sull’insegnamento non si sa bene di che cosa presso una Università lombarda, del movimento «A viva voce» ed altre liste cartacee. Avevamo già trattato il tema degli sprechi assurdi che appesantiscono la finanza pubblica per garantire la cosidetta politica, ma non potevamo immaginare che per garantire l’accesso alla politica bisogna pagare prestazioni che più alcuno richiede. E’ proprio grazie al fatto che si accollano alla collettività le spese della politica ed i veicoli strumentali della comunicazione che si finisce per far morire le idee che diventano l’occasione garantita dell’inerzia piuttosto che il motore propulsivo di una nuova società.
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