Domani lunedì, dopo la giornata di voto, liste, movimenti e partiti indistintamente troveranno motivi per dirsi vittoriosi di questa ultima tornata amministrativa. Di sicuro però continueranno a non dare risposte alle domande di più stringente attualità che ciascuno si è posto prima di portarsi alla cabina elettorale per mettere la sua croce sulla scheda: l’occupazione è aumentata o è diminuita? Renzi ci racconta balle oppure prova a governare la realtà delle cose? L’economia migliora oppure siamo nuovamente caduti in recessione? I migranti sono un costo o sono una risorsa? La società italiana invecchiata ed impaurita è alle prese con le terribili novità di un mondo che si è voluto senza confini e si vede smarrita, privata di ogni bussola per navigare sicura tra i problemi di un’economia anarchica e quelli di una finanza fuori controllo. Da una società così fragile ed atomizzata, inevitabilmente non può che emergere un ceto politico misero, incapace di aiutarla a sopravvivere. In tempi così burrascosi a parere di Gianpaolo Pansa, è necessario quindi per la stessa democrazia che un soggetto come Salvini possa esprimersi liberamente e parlare a quell’uomo della strada di cui dimostra meglio di altri di sapere interpretare le istanze e le preoccupazioni. Anzi, quella di garantire a Salvini il diritto di parola nelle piazze ed ovunque, dovrebbe essere un’esigenza avvertita anche e soprattutto da coloro i quali sentono di essere lontani dalle sue idee perché è troppo grave il rischio che ad avere la meglio sia ancora una volta la sopraffazione della fazione manesca. E’ già accaduto nell’Italia degli anni di piombo, sottolinea il giornalista-scrittore che sulla sua pelle ha pagato l’isolamento ed il disprezzo per aver semplicemente ricostruito in forma più completa rispetto a quella scritta dalla fazione vincitrice, la storia di un’altra guerra civile italiana. Da non perdere quest’articolo. Avvertenze, risulterà indigesto all’intellighenzia del politicamente corretto.
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