L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, recita l’articolo 11 della più bella del mondo. Dal lontano 1946 fino all’avvento di Trump, gli Stati Uniti d’America ancorché additati da buona parte dell’opinione pubblica e dal movimento pacifista come potenza imperialista e guerrafondaia, hanno di fatto garantito la nostra Costituzione; capolavoro di civiltà di cui ci siamo fregiati per spiegare al mondo intero che la pace, la giustizia e la concordia tra gli Stati non sono un’utopia inafferrabile, ma una modalità di convivenza regolata dal diritto naturale dei popoli della terra. Tanto che le Nazioni si sono ritrovate Unite in scampagnate a New York presso il palazzo di vetro dell’ONU, l’assise dove le “controversie” dovrebbero trovare soluzioni in luogo dei campi di battaglia. C’abbiamo creduto, noi italiani, al punto di essere riusciti a darci la fama di brava gente. Gente che non farebbe del male a nessuno perché mossa dall’amore per il prossimo. Ora però che l’America non è più disposta a morire per noi, la storia ci chiede il conto. Le belle parole lasciano il posto alla paura ed alla preoccupazione. Sappiamo che i nostri non arriveranno più in soccorso. Siamo rimasti dunque maledettamente soli e sprovveduti, del tutto impreparati ed inadeguati nello scenario globale. Non “offendere” è una scelta certamente lodevole, ma non siamo nemmeno capaci di batterci per la libertà e la giustizia minacciate ora che il poliziotto del mondo ha deciso di ritirarsi in pensione dopo 79 anni di onorato servizio. Ancor più gravemente, ci scopriamo disadattati e del tutto incapaci di difenderci. Per non morire e diventare schiavi di chi non si è lasciato abbindolare dai filosofi del diritto, bisognerebbe aver imparato la lezione della storia: le relazioni tra Stati sono e saranno sicuramente anche in futuro, regolate da rapporti di forza dai quali i rapporti di interesse discendono. I CURDI avevano riposto tutta quanta la loro fiducia nell’occidente, nell’Europa ed in noi italiani che li abbiamo addestrati. Oggi, ancora una volta codardi, li abbiamo traditi, come ammette candidamente anche Cacciari. Non è stata l’America ad abbandonarli sotto le bombe dei turchi, ma la nostra pretesa vigliacca di difendere la pace con la resa. Di mantenere issata la bandiera dei diritti fino a quando i diritti non chiedono sacrifici. L’indignazione borghese di un popolo impoverito nello spirito, che al massimo si spinge a chiedere la mobilitazione delle piazze mentre i CURDI avrebbero bisogno di mobilitare i giovani e forti sui campi di battaglia al fianco delle loro bellissime, splendide, adorabili, temerarie soldatesse, pronti ad immolarsi pur di respingere gli islamisti di Erdogan nei confini della loro fossilizzata storia. Né Cacciari, né altri osano dirlo per non essere additati dai compagni, ma siamo degli invertebrati che meritano appieno il destino di sconfitti.
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