La rivoluzione arancione rossa per la vergogna

La rivoluzione arancione, quella degli inceneritori a casa d’altri e delle discariche che vanno per mare, diventa sempre più rossa dalla vergogna. Ad illuminare le zone d’ombra sulla rimozione del giovane dirigente piemontese a capo dell’azienda per il trattamento dei rifiuti solidi urbani è lo stesso Raphael Rossi ascoltato dai PM della Procura di Napoli: mi sono opposto all’assunzioni inutili di 23 soggetti ed ho tagliato i premi commisurandoli ai risultati. La reazione degli apparati pre-esistenti ha ostacolato ed infine impedito al giovane Raphael di contaminare con sana imprenditorialità la gestione delle aziende partecipate dagli Enti Pubblici, da sempre bacino clientelare della politica nel meridione. Messa alla strette, la Giunta rosso-verde è constretta a chiarire per bocca del vicesindaco che sono stati i conflitti interni coi vecchi fannulloni a determinare la decisione di sostituire il giovane intransigente Rossi, indisponibile ai compromessi ed alle mezze misure della politica. Il rinnovamento e “l’importazione” di logiche imprenditoriali informate di efficienza, economicità e risultati concreti, obiettivi cui anche le aziende pubbliche non possono più rinunciare, hanno finito per soccombere ancora una volta alle logiche della politica politicante dei vecchi apparati che cercano di contrabbandare, rossi per la vergogna, la spartizione degli incarchi e delle poltrone come normali avvicendamenti ed ottimizzazione delle competenze. E’ del tutto evidente che l’adozione di metodologie di lavoro privatistiche e tecniche di efficientamento organizzativo anche negli uffici pubblici, NON appartengono al bagaglio culturale di quanti ricoprono senza meriti incarichi e funzioni nella Napoli rossa per la vergogna che si chiude nel suo bozzolo di paternalismo buonista per continuare a vivacchiare di assistenzialismo e sussidi

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