Condannata a morte perché vuole studiare

Siamo nello Swat, regione del Pakistan dove i talebani la fanno da padroni, distruggono le scuole e vietano alle bimbe di frequentarle. Tutti battono in ritirata e si chiudono in casa dalle strade è sparita anche la polizia, tutti ammutiscono tranne una temeraria ragazzina di nome Malala Yousafzai. E’ la sola che sfida l’oscurantismo islamista con l’arma da sempre più efficace: la parola. Vuole andare a scuola, vuole vestire con abiti vivaci, chiede giustizia per il suo paese. La temono, Malala è pericolosa, è “oscena” ama la “vita laica”, è contagiosa non solamente per i suoi coetani, ma soprattutto per la sua gente che potrebbe liberarsi dalle catene delle scritture, buttare all’aria la legge dei padri ed allora deve morire ed anche se si salverà, i barbari d’oriente promettono di ammazzarla alla prossima occasione. Malala ha donato al suo popolo tutto il suo coraggio, nel mondo che si dice civile invece ci arrendiamo ai suoi carnefici e come impauriti gli facilitiamo il compito di distruggere anche noi, un giorno non troppo lontano.

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