Siamo una forza militare impressionante, rassicura Renzi

vignetta-sfondo-header-renzi in marcia con il gelatoCon le bombe noi giochiamo a nascondino. Infatti siamo una “impressionante”  potenza militare in incognito. A confermalo le parole del nostro Presidente del Consiglio: “siamo ovunque. Abbiamo uomini schierati in Libano, in Afghanistan, in Kosovo, in Somalia, in Iraq. Dopo gli americani, gli italiani sono la forza militare più numerosa” che opera fuori dai confini nazionali. Ma la “guerra è una cosa drammaticamente seria”, così seria per Renzi, che evidentemente te la puoi permettere a patto di mantenere la consegna del silenzio: organizzi la fureria, dai le dritte in retrovia e non tiri il grilletto, perché se l’ isis s’incazza sono dolori! Mantenere una forza militare impressionante in una condizione di ridotta attitudine bellica, rende addirittura “fiero ed orgoglioso”  il capo del Governo. Anche perché, ad onere del vero, negli anni passati in Afghanistan tutte le volte che le nostre truppe hanno messo la testa fuori dall’accampamento, hanno subito pesanti perdite. Se qualcuno intendesse confutare i fatti, tiri fuori un titolo di giornale con l’annuncio di uno scontro vittorioso delle forze di pace italiane sui terroristi di al qaeda. Non sarebbe allora più corretto ammettere quello che a tutti nel mondo è già noto? La Costituzione italiana“ripudia la guerra” e come “strumento per risolvere le controversie” ci lascia la diplomazia, che però arriva quando le armi tacciano ed a decidere i destini al tavolo restano i vincitori sul campo. Non occorre convocare una seduta plenaria delle Nazioni Unite, basterebbe riprendere in mano quel libricino sul quale si sono formate le generazioni lungo il secolo scorso, il sussidiario e sfogliarlo, per comprendere che i fatti nella storia procedono secondo rapporti di “forza militare” più che ideale, come si vorrebbe far credere ai giovani che abbiamo unilateralmente demotivati e depotenziati con una azione culturale incessante. Il due di coppe a briscola, è dunque semplicemente la carta costitutiva del mazzo che ci siamo scelta per giocare sullo scacchiere internazionale; se avessimo un filo di “orgoglio”, almeno il capo del governo eviterebbe di spendere tante vuote parole per giustificare i nostri problemi di difesa dalle minacce portate fin sull’uscio della porta di casa. Le nostre mani sono legate, a legarle siamo stati noi stessi per scelta. Difficile dire democratica, se non ammettiamo che l’eutanasia di un popolo possa essere compresa nel novero delle libere scelte. Arrendersi e non dichiararlo, è quindi la battaglia culturale da combattere con tutta la potenza di fuoco disponibile della comunicazione per salvare la faccia. Almeno quella e non si sa ancora fino a quando. Attaccare sul campo sarebbe controproducente, rischiamo di scatenare la loro ira. La vera battaglia, la sola che siamo autorizzati ad ingaggiare è quella culturale condotta a suon di miliardi di euro. Tanto spendiamo per comprarci la loro benevolenza anche a costo di lasciare i nostri anziani con pensioni da fame ed i nostri lavoratori sottopagati quando non disoccupati. Poi  stupiti scopriamo che non tutti gli uomini si lasciano comprare. I fatti di San Bernardino negli Stati Uniti tanto per restare solo all’attualità più recente, stanno lì a dimostrare che l’homo oeconomicus non esiste o per meglio dire: è una creazione dell’immaginario marxista che legge la storia come una semplice successione di conflitti mossi da ragioni esclusivamente d’interessi. Se così fosse, a Farook i suoi settantamila dollari di stipendio sarebbero bastati per vivere felice in pace ed invece, ha cercato di ritrovare sé stesso, le radici profonde sue e dei suoi avi che sono la memoria atavica indelebile di ciascun essere umano. Memoria indelebile e refrattaria alla contaminazione, che ritorna prepotente ad ogni età della vita. E’ andato in Arbaia per trovare il suo ego Farook e sposare Malik. Una unione risultata fatale a quattordici poveri innocenti handicappati. C’è bisogno che trascorrano secoli prima di riuscire a far saltare i “clusters” di quell’ “hard disk” originario dove sono archiviate le informazioni che fanno dell’uomo l’eletto del mondo animale. Nel frattempo, almeno in Italia, se non ci riesce di ritrovare il coraggio per chiudere la porta alle nostre spalle, potremmo pensare di ridurre il rischio evitando di rilasciare con troppa faciloneria le “carte verdi” di soggiorno e cittadinanza.

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