Paghino i contribuenti. No, paghino i correntisti se la banca fallisce

christofer pissaridesalberto bisinIMU, IVA, bunga-bunga hanno catturata l’attenzione in questi ultimi giorni del lettore che si tiene mediamente informato su quanto accade, ma che spesso non approfondisce i risultati di vertici e convenzioni economiche pur avendo queste ultime notevoli ripercussioni sulla vita quotidiana di ciascuno. Per farci un’idea precisa sugli accordi raggiunti al vertice Ecofin abbiamo deciso di mettere allora a confronto due economisti di fama internazionale sullo scottante ed attualissimo tema dei fallimenti bancari. Sarebbe un principio rivoluzionario quello introdotto: per le banche che falliscono devono essere chiamati a rispondere in prima battuta azionisti e correntisti fatti salvi i depositi garantiti fino a 100mila euro. E’ questo un principio basilare per l’efficienza del mercato finanziario secondo l’analisi di Alberto Bisin, professore alla NYU. Richiama il principio di responsabilità dei vertici desisori che in questo modo rispondono del proprio operato mentre, scaricando sugli Stati si finisce per socializzare le perdite chiamando la generalità dei contribuenti a rispondere in solido, anche quelli che non hanno partecipato al rischio speculativo d’impresa. Di tutt’altro avviso è il Premio Nobel per l’economia 2010, Christopher Pissarides: è profondamente ingiusto e pericoloso. Ingiusto punire i correntisti per gli errori commessi dai manager e soprattutto pericoloso perché è alta l’eventualità d’innescare un processo di emulazione che nei paesi fragili potrebbe determinare la fuga all’estero dei risparmi verso banche straniere extra eurozona. Il prelievo forzoso, rischia di fare molti più danni di quelli che si propone di riparare.

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