France, coup de poignard dans les épaules de l’Italie

Maggior deficit, in cambio di migranti. Fu il governo Renzi nel 2014 a firmare il baratto con l’Unione Europea. L’Italia autorizzata a sforare il patto di stabilità in cambio di un’ assunzione esclusiva di responsabilità sullo scottante dossier migratorio del Mediterraneo. Le navi delle Ong in servizio di trasporto sicuro con la sponda africana, avrebbero fatto rotta sui porti italiani. E’ cosi’ che l’Europa si sbarazzo’ dei diritti umani e dello spirito di accoglienza ed inclusione nel mentre che Renzi raggiungeva l’apice della sua carriera con il 40% di consensi alle elezioni europee sospinti nelle urne dagli ottanta euro in deficit pagato a caro prezzo dall’Italia gettata nel caos totale alle prese con la gestione di flussi migratori incontrollabili che perdurano incessanti da oltre otto anni, sotto l’egida delle organizzazioni criminali libiche. Partono da qui le premesse del successo politico di Fratelli d’Italia che ha portato Giorgia Meloni a palazzo Chigi e stizzito il signorino dell’Eliseo,  già banchiere Rothschild.
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il Presidente, quel volgare maschile di Giorgia


Sono due i primati detenuti dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni come si conviene ad un capo della prima forza politica di uno schieramento di destra. E’ la prima donna, Presidente del Consiglio ed è anche il primo Presidente del Consiglio poliglotta. Ha studiato le lingue, al tempo in cui la scuola ancora premiava il merito e poteva bocciare i somari. Il Presidente del Consiglio, capo del Governo, parla fluentemente l’inglese, il francese e lo spagnolo. Caso unico nella storia della Repubblica. Giorgia Meloni si lascia intervistare in inglese dalla TV americana, arringa allo stesso modo le folle spagnole nelle piazze ed il Congresso dei Repubblicani negli Stati Uniti; conversa amabilmente col Presidente francese. Non ha bisogno dell’intermediazione linguistica di un interprete come accadeva ai rimpianti vecchi  politici della prima Repubblica e come accaduto di recente anche ai più giovani e baldanzosi ”royal baby” del progressismo nostrano. Quindi proviamo ad uscire dall’agone politco e mettere un punto fermo su questa vicenda. La sintassi di un idioma, non si fissa per decreto. Tanto meno, gli atti ufficiali della Repubblica possono registrare all’indice le espressioni fantasiose della mutevole geografia politica e delle variabili di costume secolare. Incorre in grave errore la stessa Accademia della Crusca quando rincorre ed in una certa misura certifica, l’adozione di prestiti linguistici e neologismi del comune parlato mai nobilitati da alcuna opera scritta. Perchè il punto focale della faccenda de: il Presidente femmina, è tutto qui: la morfologia, la grammatica e la sintassi di un idioma non s’inventano, si ricavano dallo studio dei classsici cioè, dalle opere la cui valenza è stata universalmente riconosciuta ed accreditata nella storia delle letterature che si vogliono prendere in esame. Segnatamente, nel nostro volgare come codificato da Dante, Petrarca, Boccaccio, Macchiavelli, Foscolo, Manzoni, Leopardi, Verga, Quasimodo, Ungaretti, Montale, Moravia e numerosi altri che potrete leggere nei libri di storia della letteratura italiana, le funzioni sono declinate al maschile e dunque le Continua a leggere

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attenzione a giocare sporco con la Meloni, stavolta Moody’s mette in guardia la UE

Francia e soprattutto Germania, ce la vendono per Europa, da circa trent’anni, ma la realtà ci dice che sono semplicimente Trattati tra Stati ciascuno dei quali prova a trarre il massimo vantaggio dalla sua posizione dominante  agitando regole e valori come meglio gli conviene. Ciascuno, ad eccezione di uno, l’Italia che si precipita sempre in prima linea quando ci sono da applicare principi e direttive alla lettera di Bruxelles anche nei casi in cui sembrano essere state scritte apposta per scaricargli addosso il peso di una regolamentazione che frena quando non distrugge del tutto interi settori della economia nazionale. Principi e direttive che finiscono viceversa, spesso sul banco degli imputati dinanzi alla Corte di Karlsruhe, perchè in Germania ed in Francia, il diritto comunitario è prevalente sulla carta straccia dei Trattati, ma non nella prassi concreta delle decisioni politiche. I duecento miliardi che Berlino ha stanziato per le bollette dei tedeschi respingendo la proposta italiana di un tetto al prezzo del gas che aiutasse tutti gli europei a superare il prossimo inverno di guerra, è solamente l’ultima delle prove di una egemonia esercitata con arroganza che durante le crisi, getta la maschera delle istituzioni UE e viene fuori sfrontata di egoismo nazionale. Prendiamo in esame ad esempio, una delle regole fondative della Unione Europea, la libera concorrenza ed il divieto di aiuti di Stato nel settore energetico che pure è il propellente dello sviluppo di un paese come il nostro nel quale l’economia di trasformazione registra un peso ancora preminente e per fortuna, rispetto alla fragile economia dei servizi e del turismo che larga parte del pensiero illuminato aspirerebbe a rendere esclusiva nella formazione del PIL nazionale perchè sostenibile con il proposito di salvare il pianeta. Novella Atlantide, la povera Italia dovrebbe, secondo i gretini, reggere da sola madre terra rinunciando ad ogni intrapresa di sviluppo manifatturiero, salvo poi ritrovarci tutti in fila con la mano tesa all’ufficio delle Poste per il reddito di cittadinaza al primo virus che s’incunea maligno tra la stiva di una nave proveniete dalla Cina ed il carrello di un aereo ”charter”, proveniente da una landa sperduta, non si capise a far che cosa. E’ una roba moderna, vogliamo mica scherzare? E’ la globalizzazione. Donne, uomini e capitali da ogni angolo della terra, tutti qui, su questa piccola lingua protesa nel Mediterraneo a comprare i nostri gioielli sapientemente cesellati dall’arte milleneraia ed a venderci robaccia scadente per ridurci a consumatori anonimi nel nome dello Stato di diritto europeo e dell’economia di mercato. Intanto che la Germania si fa i suoi affaracci con la Cina e sottoacqua con la Russia, la Francia promette di sorvegliarci  e tenerci a bada se solo avanziamo la proposta di comprarci i loro cantieri navali in disarmo. Non si mettono d’accordo su niente, conferma il prof. Sapelli e non potrebbe essere altrimenti. L’Europa esiste nei dibattiti e nelle cronache politiche, ma non ha un numero di telefono al quale chiamare per chiedere di discutere decisioni imparziali dalle quali tutti gli Stati membri possano trarre vantaggi in egual misura. Si procede per assiomi, dettati dalle potenze egemoni osserva il prof. Sapelli. E’ il caso della dottrina liberista applicata alle fonti energetiche che non ha creato un mercato, ma lo ha fatto fallire. Il gas è un oligopolio naturale, non puo’ essere acquistato seguendo le oscillazioni quotidiane della speculazione, ne va del destino economico degli Stati nazionali. L’approvvigionamento energetico va negoziato con i produttori su basi contrattuali pluriennali perchè famiglie e soprattutto imprese, siano messe nelle migliori condizioni di poter programmare e competere alla pari mentre oggi, con i ”future” energetici, i prodotti manifatturieri sui mercati internazionali sono penalizzati perchè gravati da costi che di fatto li mettono fuori mercato. La crisi energetica sta mettendo a nudo le crepe e finora Scholz e Macron non si stanno dimostrando alfieri del sogno europeo che tale sembra restare solamente per noi ingenui italioti. La delusione è tanta e le politiche di Berlino e Parigi assomigliano ogni giorno di più a una dismissione. L’impressione è che davanti all’emergenza proprio gli Stati più pesanti si muovano per salvare se stessi. Attenzione al gioco sporco. Stavolta le cose sembrerebbero mettersi su un binario diverso da quello che nel 2011 portò alla defenestrazione del Governo eletto ed al commissariamento dell’Italia presa sotto tutela dalle istituzioni europee e dal FMI con la regia della Germania merkelliana. Calvalcare la crisi della bolletta energetica Continua a leggere

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Obbedisco. B, il Garibaldi della UE con Draghi il suo Bixio

E’ finita la pacchia, come a dire non pensino in Europa che con la destra al governo l’Italia continuerà ad assecondare gli interessi nazionali di Francia e Germania e trascurare gli interessi degli italiani. Il nuovo sarà un governo autenticamente europeista, ma non avrà alcun timore reverenziale nel rappresentare ai tavoli di negoziazione, gli interessi nazionali legittimi al pari di quanto negli ultimi tret’anni hanno preteso gli Stati che pesantemente condizionano le politiche dell’Unione monetaria a discapito dei restanti 25 membri. Perchè questa è la UE, una unione monetaria tra Stati sovrani regolata da Trattati. La UE, NON è uno Stato federale come sono gli USA, ad esempio. Le sue istituzioni non sono elette dai popoli, ma nominate da un Consiglio intergovernativo dove la fanno da padroni, le potenze egemoni economicamente e militarmente. Rammentarlo, non è un dettaglio pleonastico, soprattutto agli eurolirici di casa nostra che venderebbero la mamma pur di mettersi a servizio ed entrare nelle grazie dei circoli continentali che danno voce alle seducenti sofisticherie spacciate per valori di civiltà agitati alla stregua di una cortina fumogena al fine malamente dissimulato del perseguimento degli interessi nazionali di alcuni paesi a danno di altri come la vicenda del mancato tetto al prezzo del gas sta a dimostrare. ”Ccà niscjune è fesso”, dicono a Napoli. Qui, in Italia, non siamo un paese di sciocchi anche se tanti vogliono apparirlo pur di rimanere sulla ribalta fraintesa della modernità. Come si scelgono gli amici, si è chiesto retoricamente l’ultimo banchiere della serie prestati alla politica? Gli amici si scelgono tra quelli con i quali abbiamo delle concordanze valoriali, ma soprattutto, tra coloro che ci possono aiutare. L’anima di banchiere, non si smentisce. Le persone comuni, i sempliciotti infatti, scelgono gli amici per ispirazione sincera e buon cuore non certamente per venali interessi. Continua a leggere

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Meloni trova lavoro a nonno Draghi

Mario on my mind

Arcitaliana come oramai alcun italiano ha più l’ardire di essere, Giorgia sembra avere solo Mario in his mind per superare lo scetticismo che serpeggia tra le Capitali europee che contano, circa il prossimo Governo che s’insedierà a Roma. A riprova infatti che lo scettro del comando UE non è  suscettibile al PD che invece vi si è posto a servizio da oltre un decennio e tanto meno alla sinistra di Fratoianni e Bonelli come vorrebbero farci credere, siamo ancora in trepidante attesa del nulla osta tedesco al tetto del prezzo del gas. Sembrerebbe prossimo. Molti, però giocano ancora sull’equivoco e cercano di darci a bere che le ultime impennate registrate al mercato di Amsterdam, abbiano convinte Germania ed Olanda a rimuovere ogni resistenza e rinunciare al mercato dell’energia in favore di una regolamentazione che ridimensioni le bollette e ponga Putin di fronte alla scelta di incassare il giusto, oppure di trovare nuovi acquirenti che però lo costringerebbero ad attendere la costruzione di altri gasdotti nel frattempo, non avrebbe di che finanziare i lanci di bombe sull’Ucraina. Non è cosi’ che andrà. Le bollette si ridurranno, ma l’Olanda non ci rimetterà un euro e la Germania non si disporrà frontalmente a Putin alienandosi ogni possibilità che in futuro il rubinetto del nord stream 1 si possa riaprire e che a questo, si aggiunga il rubinetto del nuovissimo nord stream 2 già messo in opera ed il cui esercizio è stato sospeso quale ritorsione alla guerra scatenata dallo zar di tutte le Russie ancora in essere, contro l’Ucraina. Berlino c’aveva investito tanto su questo secondo gasdotto e la Merkel aveva inviato a gazprom il miglior legato agli affari che i crucchi disponevano, Gerard Schroeder, l’ex cancelliere socialdemocratico rimasto disoccuppato dopo il passaggio di consegne al PPE del governo della bundesrepubblick. Delusione anche per l’attuale cancelliere Scholtz. I maligni dicono infatti che la Merkel abbia tagliato la corda prima del tempo dopo aver visto crollare la sua architettura economica. La competitività tedesca poggiava sui bassi salari e l’energia a buon mercato. Uno choc che ha indebolito e non poco, l’egemonia tedesca. Per fortuna. I pigs mediterranei ne hanno tratto un boccata di ossigeno utile a far riprendere fiato alle loro economie, in primis, l’Italia. Il mercato di Amsterdam continuerà a negoziare i ”future” del gas, Germania ed Olanda sembrerebbe si siano convinte esclusivamente a far ripagare la differenza tra il tetto ed quotazione negoziale dei contratti ad un nuovo programma di debito comune europeo sul modello del PNRR. Ebbene, in questo quadro di avide furbizie nazionali, Giorgia Meloni ha compreso che restituire all’Europa il suo Mario potrebbe contribuire ad abbassare la pressione dei mercatisti del nord e lasciarci un pò piu’ mani libere per aggiustare l’economia in favore delle famiglie e delle piccole imprese qui, nella penisola, assediata dai migranti; asfissiata dalle tasse; strozzata dai cravattari della finanza apolide. Giorgia quindi, promette di darsi da fare per trovare Continua a leggere

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scriviti una letterina, il tutorial di Tremonti per Draghi

Silenzio! Che Tremonti spiega passo passo la crisi di sistema a noi, povere teste di cuoio. Dal suo eremo, il divo Giulio, mette mano alla risorsa principale di cui dispone, un’enciclopedica cultura per illustrarci lo scenario nel quale ci dimeniamo senza trovare vie d’uscita. L’occasione, l’ennesima per il divo, sono le annunciate dimissioni fiduciarie del governo Draghi che vengono utili al proposito di riproporre le sue idee di ultima istanza. Le uniche strade percorribili per avviare a soluzione le mille crisi che toccano l’Unione Europea e che per l’Italia rischiano di diventare disastrose. Il quadro generale di contesto è la globalizzazione, della quale l’Europa pensava di divenire artefice promotore ed invece, è stata la globalizzazione ad impadronirsi dell’Unione per mezzo del vil denaro fautore del dio mercato. Col denaro che viaggia veloce sulla rete superando la stessa fantasia umana, abbiamo indotto una metamorfosi della nostra forma mentis, osserva Tremonti. Altro fattore di destabilizzazione, il cosmopolitismo imperante che ha frantumato le appartenenze identitarie epperò non è riuscito a regalarci una nuova civiltà appunto da averci lasciati nel caos delle idee astratte di principi inapplicabili del tutto dissociati dai valori di cui la cultura tradizionale collaudata era informata. Le guarantigie di sopravvivenza, sono andate perdute. La sottrazione quindi, dei poteri decisionali alla politica, vale a significare alle scelte indipendenti dei popoli sovrani in favore della tecnica finanziaria, ha determinato l’avvento di Monti prima ed oggi di Mario Draghi al quale il nostro manda a dire: scriviti una letterina come quella che fece fuori il Governo eletto di Berlusconi nel quale Tremonti riusciva a governare la dura crisi del debito seguito al crollo della Leman brothers, meglio e più efficacemente degli altri paesi europei come lo stesso Draghi al tempo Governatore della Banca d’Italia, gli riconosceva. L’ambizione delle grandi riforme, prosegua o meno questo Governo, resta tale. Inimmaginabile un Draghi che riesca a portare a termine la riforma del catasto ad esempio, la riforma del fisco ecc. ecc. Anche il mitologico PNRR, che sottolinea Tremonti, tra quel che diamo alla UE annualmente e quel che ci restituirà ancora tutta da dimostrare e documentare, non è matematicamente vantaggioso per l’Italia. Infine, Continua a leggere

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Napule è na’ carta sporca, prima rassetti poi ritiri i panni

Napule è na’ carta sporca e nisciuno se ne importa, era il 1977 quando Pino Daniele scattava la folgorante fotografia in versi che a distanza di 45 anni, ancora mirabilmente coglie tutti i mille culure e contraddizioni insolute di una città ferma, immobile, sospesa ad ammirarsi riflessa nel suo sciagurato fatalismo che la vorrebbe depositaria unica e cantore superiore del senso e del fine esistenziale dell’universo mondo. Come si possa immaginare di avviare un’operazione di riordino e sistemazione definitiva per un universo tanto composito e diversificato che s’avverte pieno ed autosufficiente; bastevole a sé stesso, autarchico e congeniale; aristocratico e plebeo se in premessa non si dà prova d’incidere efficacemente nel cambiamento delle strutture chiamate ad operare per poi, in un momento successivo, passare ad esigere la maturazione di un costume nuovo? Dapprima rassetti casa, poi ritiri il bucato e lo riponi nel cassetto della oleografia nostalgica insieme al buon cuore che tanto piace ai turisti di ogni dove, soprattutto del nord Italia che scendono in riva al golfo per rinfrancarsi dalle fatiche in fabbrica e rilassarsi per qualche giorno a buon mercato, senza regole e doveri da rispettare. Io so, che tu sai che io so, ma qualcosa pur dobbiamo fare e dunque c’approssimiamo, il campo è largo ed è minato, facciamo attenzione a non pestare i piedi eppur qualcosa dobbiamo muovere, cominciamo dai panni appesi ai balconi ed alle finestre, il cambiamento è semplice e verrà subito agli occhi di tutti. In fondo, non costa poi tanta fatica. Impossibile mettere mano all’intera città. Renderla praticabile, sicura, funzionale, moderna ed europea. Efficiente, infrastrutturata ed attrattiva per gli investimenti produttivi. Una Milano di Continua a leggere

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guerra, anche i teologi progressisti prendono le distanze da Bergoglio

La guerra è morte, catastrofe, sciagura e rovina. Chi muove guerra al suo prossimo, non ha mai alcun merito. Non può andare assolto per alcuna comprensibile ragione terrena o celeste che sia. La guerra, però è tra i pochi momenti che squadernano le posizioni di ciascuno. Che siano queste politiche, morali o religiose. Tatticismi, convenienze e diplomazie sono strette dal fuoco incrociato ed indotte per forza di cose a disporsi sul ”campo di battaglia”, ciascuna dalla parte che rappresenta gli interessi ed i moti del cuore altrimenti inconfessabili. Alcuna altra condizione infatti, meglio della guerra, ci permette di decifrare, decodificare e comprendere la realtà, ma soprattutto la bontà, la sincerità e la qualità delle relazioni tra gli Stati oltre che la substantia di cui siamo informati. Ebbene, quattro tra i maggiori teologi progressisti contemporanei, Thomas Bremer, Regina Elsner, Massimo Faggioli, Kristina Stoeckl, di fronte agli assunti di Bergoglio, hanno preso carta e penna ed hanno pubblicamente scritto al Papa perchè faccia chiarezza e porti la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, inequivocabilmente fuori da ogni ambiguità, rinunciando agli equilibrismi semantici circa la guerra in Ucraina ed in maniera netta e precisa, condanni l’aggressore riconoscendo alla vittima, il diritto canonico alla difesa dottrinalmente codificato da San Giovanni Paolo II nel 1992. Un Papa, che ebbe in dono la sapienza di saper distinguere le vittime dai carnefici. Un Papa, San Giovanni Paolo II, che non leggeva la Parola alla lente del marxismo i cui orrori ben conosceva per averli patiti in prima persona lungo il tempo della sua formazione giovanile. Un Papa, San Giovanni Paolo II, che seppe condurre la Chiesa polacca in clandestinità per favorire le ragioni della libertà, della Giustizia e della bontà rischiando sulla propria pelle piuttosto che compiacere i potenti. Un Papa, illuminato dalla Luce, che seppe schierarsi senza indulgenze, sempre e comunque in difesa della vita fino all’ultimo Suo respiro. Un Papa, San Giovanni Paolo II, che Continua a leggere

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Francia, la vecchia UE di Merkel e Macron resiste alle bombe di Putin

Francia, Marine e’ superata, la vecchia UE di Merkel e Macron resiste alle bombe di Putin. L’Italia di Draghi e Mattarella, tira un sospiro di sollievo. A Bruxelles non trattengono l’entusiasmo, i “valori” sono saldi. Passiamoli dunque velocemente in rassegna questi decantati “valori”: regole di bilancio dettate agli Stati dalla finanza apolide in luogo di politiche economiche governate; competitività e mercatilismo tedesco che hanno finito per determiare la penetrazione profonda nella economia continentale, assecondando con tutti i mezzi regolatori immaginabili, il colonialismo del regime cinese con produzioni qualificate ed essenziali, delocalizzate in Asia unitamente al trasferimento a titolo gratuito delle conoscenze e delle competenze tecnologiche in contropartita, la UE ha ricevuto da Xi Jinping, l’apertura alle esportazioni tedesche che hanno fatto la fortuna della Merkel nel corso della crisi del debito sovrano quando la Grecia si e’ vista spezzare le reni dalla Trojka e trascuriamo qui, volutamente, il male fatto all’Italia dalle politiche di bilancio montiane imposte dalla Germania per bocca della Commissione di Bruxelles in applicazione del famigerato fiscal compact. Un articolino privo di velleità disciplinare non potrebbe bastare a restituire la portata del dolore inflitto alle masse popolari della società italiana. Proseguiamo la nostra breve rassegna di valori macromerkelliani europei: ordoliberismo, dottrina in favore del mercato tedesco, che ha raggiunto il massimo trionfo con la costruzione del nord Stream 2, il gasdotto con la Russia, terminato e temporaneamente sospeso, con la quale la Germania ha indotto anche l’Italia a sottoscrivere contratti di forniture esclusive con Putin dopo aver sostanzialmente ceduto alla Turchia la Libia, già fonte di approvvigionamento primaria dell’Eni, per prossimità alla penisola; accoglienza e trasferimento organizzato su larga scala di giovani maschi subsahariani e mediorientali, per contenere i costi del lavoro con tutti i problemi di integrazione ai costumi evoluti della civilizzazione che questo ha comportato ed ancora comporta. Valori, nient’altro che valori, ancora valori, la Francia di Macron, confermato President de la Repubblique Continua a leggere

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la UE è stata l’utile idiota del potere di Putin e di Xi Jinping

Di fronte all’aggressione, alla devastazione ed agli orrori perpetrati dall’armata russa in Ucraina, la UE, i suoi capi di Stato più rappresentativi ed influenti, le istituzioni europee tutte, si sono presentate davanti alle opinioni pubbliche mondiali con lo stupore tipico di colui che è colto di sorpesa da un inaspettato, terribile accadimento.
Quasi fossero caduti in un tranello teso con inganno dal desposta di turno che pensavano di aver rabbonito e ridotto a più miti consigli; sicuri di averlo affiliato agli affari profittevoli che magnanimamente gli avevano garantito. Dove passano le merci, non passano gli eserciti, sono soliti, ancora oggi, farci credere i soloni mercatisti di stanza a Bruxelles ed i loro accoliti propagandisti italioti. Competività e rigore di bilancio, il resto lo fa la mano invisibile dei mercati globali. Ricordate i dogmi della Merkel? La grande statista che aveva condotta e salvata l’Europa nel corso della crisi del debito e decretato il successo del PPE, asse politico continentale intorno al quale si muove la Commissione europea con le sue regolette che spezzarono le reni ai bimbi greci rimasti senza cure (Fubini, CdS) e piegarono gli spendaccioni del sud Europa alla dottrina del ”fiscal compact”. Le stesse regolette che attendono a braccia aperte anche l’Ucraina, disposta a tutto pur di svincolarsi dal secolare orso russo. Come dar torto a Zelens’kyj? Meglio divenire esecutori del committente tedesco che restare vassallo dell’impero di tutte le Russie. Una dissimulazione raffinata questa degli spergiuri europeisti, al cospetto della quale, la disinformazione di stampo sovietico posta in essere dagli apparati di governo putiniano, altro non appare che una volgare e marchiana menzogna, tale da essere riconosciuta da chiunque, studioso, lettore o spettatore comunemente avvertito. Riflettiamo. Non una sola parola di ripensamento si e’ ascoltata circa la teoria socio-economica mondialista che ha fatto dell’Europa il più fiero ed orgoglioso finanziatore del progetto neoimperiale putiniano; non un solo dubbio si e’ levato dagli altari del globalismo bruxellese sulla gioiosa penetrazione del mercato comune europeo consentita agli scadenti prodotti a basso costo del regime cinese, che hanno finanziata la colonizzazione dell’Africa e delle Americhe ad opera del dragone, mostruosamente messo all’ingrasso dagli utili idioti del turbocapitalismo pronto ad abbattere ogni frontiera in nome del massimo profitto fino a vendersi l’anima della civiltà che ha segnato il progresso, la bellezza, il diritto delle genti. Un impoverimento della nostra cultura produttiva e tecnologica, naturale corollario della finanziarizzazione economica che da padroni ci ha declassati a consumatori tossicodipendenti. Un patrimonio di abilità, di conoscenze, di competenze svendute ai famelici leoni del sud est asiatico che hanno riempito le scodelle di riso delle loro masse e facendosi beffa delle nostre fiduciose libertà di veduta, irriconoscenti, si sono ripromessi di cavalcare la tigre inarrestabile del capitalismo statale per raggiungere entro il 2040 quell’egemonia culturale e sottomissione sistemica che la socializzazione e la collettivizzazione dei mezzi di produzione mai avrebbero consentito loro di conquistare. Eppure, Continua a leggere

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