La Borsa non serve all’economia di mercato, riassaporato Caffé

Anche oggi la Borsa ha bruciato ingentissime risorse finanziarie dei risparmiatori, la speculazione ha fatto impennare gli interessi sui nostri titoli di stato ed aggravato il debito pubblico dell’Italia. Il carattere fraudolento e predatorio della Borsa che induce alla rovina migliaia di risparmiatori conferma e rende di stretta attualità le tesi di Federico Caffé l’economista scomparso misteriosamente nel 1987. Al tempo di Caffé il mercato borsistico non aveva le tecnologie moderne a disposizione che permettono addirittura algoritmi innescati da un semplice clic per simulare acquisti piuttosto che vendite all’ultimo secondo utile e realizzare guadagni a danno di ingenui risparmiatori, ma già comprese come la Borsa fosse una struttura parallela all’economia di mercato che diversamente da quanto affermato dagli operatori che ne traggono unici profitto, NON serve a dare impulso alla competizione ma a raggirare legalmente i risparmiatori. Come potrete leggere in questo saggio Federico Caffé sostiene che il compito degli economisti non deve limitarsi alle analisi illustrative dei “great crash” ma prendere le distanze dai pesanti costi sociali procurati dalla speculazione ed indurre al ripudio della Borsa con una vasta e capillare opera di informazione cui i governi non hanno mai prestata la giusta attenzione.

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