Il rapporto Gabanelli ficca una trave nell’occhio e scappano tutti

La lettura che vi proponiamo è uno di quei rari casi in cui la parola scritta o meglio, trascritta, è di gran lunga più eloquente delle immagini perché nel racconto dei dati disponibili accertati e nelle giustificazioni ai fatti citati, si possono meglio cogliere le connessioni cronologiche e gl’interrogativi che restano senza risposte. Il report Gabanelli ficca una trave negli occhi difficile da estrarre. Infatti, le domande che restano in attesa di risposte chiare e convincenti non sono tanto quelle sul numero delle proprietà immobiliari, sui lasciti miliardari di cui non si ha precisa contezza, sui risarcimenti per danni insufficienti, sul saldo di mutui ed affitti, ma sugl’ingenti finanziamenti pubblici percepiti e gestiti da privati per fare politica, si dice. Già, per fare politica con le mani pulite alle quali in tanti si sono aggrappati in questi anni, fiduciosi. Sono tanti i giovani che avevano creduto nell’azione del pool di Milano nel ’94 ed avevano seguito Di Pietro fino a sinistra perché i sondaggi dell’epoca suggerivano quello schieramento come un pascolo vergine della nuova etica pubblica anche se Tonino per convinzioni e metodi sembra più di destra. Oggi, quei giovani sono uomini maturi e pretendono risposte: che c’azzecca un partito appaltato ai RAS locali con l’etica pubblica e le mani pulite? E’ questa la politica costata al contribuente italiano 50 milioncini di euro dal 2001 al 2009 spesi da io, mammeta e tu? Non basta affiancarsi al sindacato, la politica dei valori non contempla titoli di proprietà e spese facili, la politica delle mani pulite non tocca i soldi, non fa finta di restituire gli avanzi, NON li prende e basta: chiede a chi ci crede di testimoniare concretamete la propria adesione con un contributo esattamente come accade in America. Non si venga a raccontare che i poveri così non potranno mai fare politica, ci si batti per la coerenza tra principi e comportamenti come ha dimostrato di saper fare Obama autofinanziando la sua campagna elettorale e superando i Repubblicani sovvenzionati dall’industria degli armamenti e dai petrodollari. Donadi l’ha già compreso:

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