Sei mesi per le riforme, Renzi mette il PD con le spalle al muro

Il vecchio P.C.I. faceva il pieno di voti praticando la socialdemocrazia e tollerando il radicalismo marxista-leninista fino a spingersi a guardare con simpatia la lotta armata, ma quando questa arrivò a minacciare la sua stessa esistenza e quella della Repubblica seppe compiere allora delle scelte nette recidendo ogni legame con l’ideologia antiborghese. Dall’altra parte fu la DC a farsi carico dei contenuti e delle idee più propriamente della destra liberale che oggi Forza Italia pretende di rappresentare. Se c’è un merito che si può ascrivere a Renzi è dunque quello di aver messo con le spalle al muro il PD imponendo delle scelte di campo decisive a quanti avvertono la necessità di riforme che rendano l’Italia più simile agli altri paesi dell’Unione ed a quanti si ostinano in una ortodossia ideologica che vuole conservare tutti i limiti di una architettura istituzionale che ha mostrato la corda alla prova della modernità. Quelli stessi che come Barca restano scettici circa le possibilità di riuscita nella realizzazione dei troppi cambiamenti messi in cantire, gli concedono comunque un tempo minimo di sei mesi di governo per verificare la bontà della sua azione riformatrice

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