L’alfetta parte dal centro, gira a sinistra e s’ingolfa

AlfettaSi ferma, riparte. Gira a sinistra, ritorna al centro. L’ Alfetta guidata da Letta e spinta da Alfano sembra aver parcheggiato dove la storia d’Italia è stata da sempre governata con l’eccezione dei due ventenni: quello Mussoliniano e quello più recente, meschino e ridicolo di Berlusconi al quale rimangono ancora alcune vite minori delle tante che ha saputo tenere nel cilindro per tirarle fuori alla bisogna, come votare la fiducia in zona cesarini appena un attimo prima che l’alfetta partisse e lo lasciasse sul marciapiede in attesa delle elezioni da rivincere, nelle intezioni almeno. Un tempo si è comunque chiuso di certo e ciò che verrà sarà determinato dalle modalità del rapporto che storicamente le classi proprietarie hanno avuto con le classi subalterne: dominio e direzione come direbbe Gramsci; forza e consenso secondo Croce. Quando le classi subalterne sono state capaci di organizzarsi sotto il profilo culturale, ideale e politico allora, prosegue il prof. Ciliberto Preside della Classe di Lettere alla Normale di Pisa, hanno costretto le classi proprietarie a controllare, a contenere quello che definisce come l’estremismo che nel caso del berlusconismo ha saputo estendere all’area del consenso il tradizionale strumento del dominio unendo ad un uso sapiente dei mass-media anche un modello antropologico-sociale favorito dalla crisi nella quale sono piombate le classi subalterne a seguito delle trasformazioni del sistema economico-politico globale. Una lettura marxista del berlusconismo si direbbe questa del prof. Ciliberto, che a nostro avviso lo nobilita senza ragioni assegnando un ruolo “storico” a quella che con ogni probabilità è semplicemente una volgare vicenda personale condotta con abilità, spregiudicatezza ed astuzia sul terreno fertile del fragilissimo sistema economico italiano che incapace di trovare e trarre nella società la sua linfa vitale, intreccia rapporti perversi con la politica.

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