Esperti d’arte impuniti, a Pompei si ruba a piene mani

Leggere questa intervista a Ferdinando, ladro esperto d’arte e tombarolo in attività è sconcertante, soprattutto ora che su Pompei sta per arrivare una pioggia di milioni dall’Unione Europea destinata alla salvagurdia del patrimonio dell’umanità di maggior rilievo che si conosca. Mi dispiace che il mio mestiere stia per scomparire perché c’è ancora molto da rubare in Puglia, Calabria, Sicilia, nel Casertano, a Capua, a Calvi Risorta, a Boscoreale. La necropoli di Villa Literno l’abbiamo pian piano svuotata di tutto. Finora nessuno ci ha mai sul serio ostacolato. Si sa che le leggi attuali, se non si è colti con i reperti fra le mani, non prevedono l’arresto. C’è però il rischio che la legge equipari il furto di reperti al reato di devastazione ambientale e questo ci preoccupa. Sarebbe un guaio per noi che a Pompei s’istalli un capillare servizio di videosorveglianza o magari ritrovarci tra i piedi un presidio di Carabinieri del nucleo tutela del patrimonio archeologico. In Svizzera circola liberamente un catalogo delle opere che trafughiamo ma non ci consideriamo dei criminali perché grazie al nostro lavoro quei reperti sono custoditi e tutelati da collezioni privati. Cos’altro c’è da aggiungere? Siamo diventati una nazione di ladri, lestofanti e bugiardi che senza ritegno alcuno si assolvono grazie ad uno Stato debole e comprensivo complice dei potenti che finisce per esercitare i suoi poteri solamente sui poveri ed inermi.

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