Adriano, ego te absolvo!

In nome del popolo italiano, noi fedeli assolviamo Adriano Celentano perché il fatto NON costituisce “peccato”. Quando è un Cristiano ad ammonire i preti affinché si ritirino in buon ordine a fare ciò al quale sono stati chiamati prendendo i voti allora, la “predica” indispettisce, irrita più di ogni altra accusa o scandalo. Bisognerebbe invece indignarsi ed anzi vergognarsi e poi fare penitenza vera quando si coglie il clero con le mani nel sacco del riciclaggio, quando non si risponde alle rogatorie dei giudici che chiedono conto di flussi finanziari ingenti e sospetti che scorrono oltre Tevere, quando si accarezzano i bimbi per circuirli piuttosto che fingersi offesi perché non si trovano parole credibili a discolpa. Ci si permette di mandare un qualunque Marano, già referente della Lega in RAI2, a censurare, come se pronunciare parole di verità verificabili da tutti fossero bestemmie piuttosto che l’esigenza avvertita dalla totalità dei fedeli spettatori. Ha avuto ragione Adriano: vanno ammonite quelle voci omertose che bisbigliano di affari e cose terrene nella casa di Dio piuttosto che ricordare agli uomini tutti che il Paradiso in Cielo bisogna guadagnarselo in terra non commettendo peccati e che ci si deve pentire siceramente per essere perdonati. Gesù Cristo è con gli ultimi c’ha ricordato Celentano, con gli umili e gli oppressi, non dimentica le vittime per assicurare il perdono insincero dei forti.

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