Campania e Tanzania: concorso inconsapevole in associazione parlamentare

Per fare politica ed essere accettato dalla comunità che ne esercita l’ufficio, bisogna essere ricattabili cioè, essere portatore di interessi spesso inconfessabili in maniera tale da non poter esercitare alcuna azione moralizzatrice a danno di chiunque altro associato alla stessa comunità. Questo concetto non è stato illustrato ed argomentato da alcuna Procura o Giudice della Repubblica ma dal campione del garantismo, craxiano di ferro e berlusconiano della prima ora, prim’ancora comunista, figlio di comunista: Giuliano Ferrara. Nessuno prima di lui ha avuto l’ardire sfrontato di descrivere con chiarezza quale sistema abbia generato il Referendum che sancì il passaggio istituzionale dal Regno alla Repubblica Italiana. Una premessa necessaria questa, per comprendere meglio gli eventi delle ultime settimane che hanno visto protagoniste l’inconsapevole Repubblica Unita di Tanzania, e la Campania in rappresentanza dell’intero meridione d’Italia potremo scrivere. Quanto siano consapevoli il Governo e soprattutto i cittadini della Tanzania di aver alimentato, vendendo i titoli del loro debito pubblico, le mire e le aspirazioni di una famiglia e di un gruppo riuniti in cerchio intorno ad essa, non possiamo stabilirlo ma sono così geograficamente lontani dalle nostrane valli e sono così diverse le tradizioni delle loro componenti tribali dalle nostre modalità di vita che possiamo scrivere senza temere smentita: i tanzaniani sono beatamente inconsapevoli. Un pò meno inconsapevoli invece, sono gli elettori della Campania come quelli della Sicilia e del meridione in genere, quando alimentano col loro consenso democratico quel sistema clientelare così ben descritto da Ferrara a Micromega. Farsi interprete degli egoismi di piccoli imprenditori e pescare a piene mani voti negli odi ancestrali dei montanari ha decretato il successo parlamentare di un soggetto altrimenti protagonista di osterie fino ad indurlo a pensare che si possa condurre un partito politico alla stregua di una proprietà personale. L’associazione parlamentarista opera fuori da ogni logica morale perseguendo non già l’interesse generale ma un baratto mercificatore di principi e regole che tiene uniti quelli cui deleghiamo la soddisfacione dei nostri bisogni: con la coscienza catturata dal profitto, lasciamo libero il vostro socio riciclatore di capitali in cambio ci restituite gli spazi di gestione in termini di poltrone e di rappresentenza che daranno continuità ai nostri flussi finanziari. Per essere più chiari, la politica nazionale ha trovato gli assetti a garanzia di perpetuazione del sistema: al sud le mafie custodi dei vecchi equilibri sociali, al nord il visceralismo padano cane da guardia della ricchezza. Un concorso esterno in associazionismo parlamentarista.

(Visited 34 times, 1 visits today)
FacebookTwitter
Questa voce è stata pubblicata in attualità, politica e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.