C’entra il fegato di Montalbano con la dottrina Obama per la Libia

ambasciatoriUSA&GBChi ha mai detto che vogliamo comandare una spedizione militare in Libia? Dopo le pressioni esercitate a mezzo stampa dagli Ambasciatori degli Stati Uniti d’America e di Gran Brettania, Gentiloni ha tenuto a chiarire che quella avanzata dall’Italia è una disponibilità a guidare una missione di sicurezza che non va confusa con il preteso comando di un’azione militare. D’altronde ha proseguito, come si potrebbe pensare di controllare un territorio vasto 1,2 milioni di Kmq. dove si fronteggiano 200.000 uomini armati frammentati in milizie, ciascuna portatrice di interessi confliggenti? L’Italia fa tesoro della esperienza del 2011, la crisi libica non si risolve in un “blitzkrieg”. Noi dobbiamo aiutare un Governo di Unità nazionale a riconquistare la sovranità statuale sul territorio, perché lentamente possa prosciugare l’acqua intorno all’Isis. Dunque per semplificare: l’Italia in Libia non va coi generali, ma mette a disposizione il commissario Montalbano per mantenere l’ordine pubblico ed assicurare gli assassini dell’Isis alla giustizia. Possono stare tranquilli tutti quelli che si erano allarmati, l’Italia non sta richiamando il popolo alle armi. Ha voluto solamente far sentire la sua voce di piccola potenza con le batterie scariche, in una crisi molto seria che la minaccia direttamente alle porte di casa. Che in vista del pericolo imminente avesse ritrovato il fegato, non c’avevano creduto nemmeno gli alleati. Ridicolo anche solo immaginare che USA e Regno Unito potessero disegnare strategie militari e concordare piani di attacco con l’Italia sui giornali. La Libia per voi è la maggiore priorità ed è molto importante anche per noi aveva dichiarato al Corriere l’ambasciatore USA Jhon R. Phillips: noi pensiamo a bombardare, voi mettete gli uomini sul terreno, 5000 per la precisione. Confermando ancora una volta la dottrina Obama di disimpegno dall’area Mediterranea e dal medio oriente per la gioia di tutti gli antimilitaristi e pacifisti nostrani. Quando però ti fai pecora ed il cane da guardia si allontana, può anche accadere che arrivi il lupo cattivo vestito di nero, a mangiarti in un solo boccone. La fifa fa 90 nella smorfia napoletana ed allora provi a chiedere aiuto avanzando proposte ai vecchi amici, che però nel frattempo si sono fatti furbi e sono diventati indisponibili a morire per te: la mancanza di un Governo stabile, ha reso la Libia un posto attraente per i terroristi, è importante che prendiate la guida di un’azione internazionale provoca l’ambasciatore Phillips, siamo ancora in attesa delle autorizzazioni al sistema Muos da schierare in Sicilia non a difesa degli Stati Uniti, ma per la sicurezza dell’Italia. Diversamente chi chiamiamo a difenderci dagli attacchi terroristici i NO Muos, i NO Tav o i NO Triv? Questa storia ricorda da vicino le manifestazioni pacifiste contro i missili intercontinentali Pershing e Cruise di Ronald Regan, il cui schieramento di deterrenza ci salvò dalla guerra nucleare in attesa che l’URSS implodesse, come poi è implosa. Il giorno successivo, ha rincarato l’ambasciatore inglese Christopher Prentice: il Regno Unito incoraggia l’Italia a prendere la guida delle operazioni in Libia. Incalzato sul numero di soldati da schierare sul campo svicola: non voglio entrare nella guerra delle cifre. Vedremo al momento di agire, sotto la leadeship dell’Italia. Messi alle strette e vista che la faccenda sembrava chiudersi definitivamente con l’accordo di delega all’Italia che si era offerta a farsi carico della rogna libica, ancor prima del dietrofront di Gentiloni a scanso di equivoci, erano caduti nella provocazione esplorativa degli alleati l’ideologo della Margherita, il prof Arturo Parisi già ministro della difesa con Prodi: non capisco le pressioni degli USA, soprattutto da parte di una Amministrazione in scadenza. Ci vogliono spingere a decisioni che non abbiamo preso, chiedendoci 5000 uomini come prezzo da pagare per una eventuale guida della missione, ma non siamo assolutamente preparati ammette. Ed è quello che esattamente chiedevano di sapere USA e GB, sorprese da tanti bellicosi, temerari annunci del nostro Governo in crisi costituzionale di identità: se non metti uomini, come puoi pretendere di condurre una guerra? E’ possibile pensare che USA e GB si facciano dare l’ordine di attacco da Renzi? E’ lo stesso Parisi a confermare che non bastano le indagini di intelligence in una situazione come quella libica, c’è bisogno di azione.  Il più risentito di tutti è però Casini. Pierfurbi ha capito tutto e non ci sta a farsi scoperchiare lui, maestro democristiano di trame e finzioni: dietro l’irrituale pressione degli ambasciatori a mezzo stampa, c’è qualcosa che non mi quadra. Abbiamo rivendicato un ruolo di guida esclusivamente perché conosciamo i pericoli. Se ci proponessimo come forza di occupazione, immediatamente i libici dimenticherebbero l’Isis e si unirebbero contro l’occidente. Poi Casini ci dà una notizia non sufficientemente valorizzata nell’articolo, in fondo è pur sempre il Presidente della Commissione Esteri del Senato: la maggioranza dei deputati al Parlamento di Tobruk, ha firmato una lettera di intenti in favore del Governo di unità nazionale con Tripoli. Se il generale Haftar non dovesse permettere al Parlamento di votare l’assenso allora, in accordo con l’inviato dell’Onu Kobler, si è già deciso di procedere in virtù di questo documento sottoscritto dalla maggioranza ed il nuovo Governo si insedierà comunque a Tripoli il 15 marzo prossimo venturo. Keep calm italiani, anche questa Pasqua mangerete la colomba sbracati sul divano di casa, il deserto libico può aspettare…

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